Avvalentisi e non: la situazione nella scuola italiana

Avvalentisi e non: la situazione nella scuola italiana

Il Servizio Nazionale per l'insegnamento della religione cattolica, in collaborazione con l'Osservatorio Socio-Religioso del Triveneto, ha realizzato anche quest'anno una indagine statistica (nel nostro sito readdoc.asp?ID=1016 trovate quella di questo anno e degli anni precedenti) per fotografare la situazione in Italia circa tre importanti tematiche scolastiche:  il numero di avvalentisi dell'Irc, la composizione del corpo docente, le attività alternative.

Prenderemo in considerazione solo la prima di queste tre tematiche, al fine di fornire qualche dato statistico su cui formulare qualche breve riflessione.

La percentuale degli alunni che si avvalgono dell'Irc resta ancora molto alta in Italia: nell'anno scolastico 2004/2005 risulta essere del 91,8%.    E' un dato importante che, comunque lo si voglia leggere, indica una accettazione ed una positiva considerazione, da parte della generalità delle famiglie e degli alunni, dei contenuti dell'Irc, ritenuti significativi per un percorso scolastico capace di incidere positivamente sulla formazione individuale.

I dati dell'indagine meritano una lettura approfondita in quanto consentono di rilevare non solo la situazione aggiornata ad oggi ma anche le variazioni registrate nell'ultimo decennio.

I valori numerici che la ricerca raccoglie, con riferimento agli anni scolastici dal 1993/94 al 2004/05, evidenziano un calo contenuto del numero degli avvalentisi: si è passati infatti dal 93,5% al 91,8%, con un decremento più sensibile nella scuola secondaria di secondo grado.    Aggregando i dati secondo la distribuzione geografica emerge che le Regioni dove maggiore è il numero degli alunni che si avvalgono dell'Irc sono la Basilicata, la Campania e la Calabria.  Al contrario, le Regioni dove maggiore è il numero dei non avvalentisi sono la Lombardia, il Piemonte e la Toscana.

Se vogliamo leggere i dati evidenziando la corrispondente percentuale dei non avvalentisi, si rileva che si è passati dal 6,5% dell'anno scolastico 1993/94 all'8,2% dell'anno scolastico 2004/05.    La ripartizione geografica di questi dati evidenzia che i non avvalentisi sono aumentati, nell'anno scolastico che si è concluso, soprattutto nelle regioni del nord (13% rispetto all'8,2% della media nazionale).  Nelle regioni del centro Italia la percentuale dei non avvalentisi è sostanzialmente in linea con il dato nazionale (8,9%) mentre al sud il valore percentuale è molto contenuto (1,6%).
Per inquadrare la problematica relativa agli alunni avvalentisi e non, in una prospettiva che sia la più ampia possibile, tenuto anche conto che altre ricerche (cfr. "la Repubblica" di venerdì 12 agosto u.s.) presentano un quadro della situazione molto più negativo di quanto riportato nella ricerca sin qui citata, è certamente importante introdurre un ulteriore elemento di valutazione, ossia la composizione della platea studentesca e le modificazioni che la stessa ha evidenziato negli ultimi anni a seguito dei flussi migratori.

Negli anni che vanno dal 1993-94 al 2003-04 l'incidenza sulla popolazione scolastica italiana di alunni stranieri è passata dallo 0,41%  al  3,49% e la prospettiva per i prossimi dieci anni è che possa giungere fino al 7,5% (fonte: "Tuttoscuola" su dati MIUR 2004, numero 445 ottobre 2004).  Si tratta di alunni ovviamente appartenenti a contesti socio-geografici e religiosi diversi dai nostri e che, quindi, nella scuola italiana non si avvarranno, in gran parte, dell'Irc.  Con ciò si vuole evidenziare che la crescita del numero di non avvalentisi non è solo e sempre la conseguenza di un "no" all'insegnamento della religione cattolica ma, il più delle volte,  è il risultato di una diversa composizione socio-culturale della platea scolastica.
Che ciò debba significare mettere da parte l'insegnamento della religione cattolica, come alcuni vorrebbero, in quanto non rispondente alle radici culturali degli alunni immigrati equivarrebbe a dover mettere da parte anche tutta la nostra letteratura, storia e filosofia, anch'esse estranee  alle culture medio-orientali ed africane.

Se così dovesse succedere chiuderemmo in soffitta l'unico libro capace di costruire un ponte culturale con le popolazioni immigrate: la Bibbia.

Comunque, la valutazione del fenomeno "avvalentisi e non", ci richiama alla necessità di ripensare non tanto i contenuti dell'Irc (dovrebbe bastare quanto già fatto nel periodo immediatamente antecedente alla riforma Moratti) quanto l'approccio didattico e metodologico, con particolare riferimento agli alunni della scuola secondaria.  La formazione degli insegnanti di religione dovrà, nei prossimi anni, prestare maggiore attenzione allo studio delle dinamiche giovanili, nella consapevolezza che, oggi più di ieri, è necessario acquisire la capacità di parlare anche a chi si pone nei confronti della religione e della religiosità in un atteggiamento di diffidenza o addirittura di chiusura.

Un'ultima osservazione riguarda l'aspetto lavorativo: risulta fin troppo evidente, purtroppo, che la professione dell'insegnante di religione è minacciata da tante (troppe) incognite. Al rischio di una diminuzione del numero degli avvalentisi si aggiunge quello del calo demografico, particolarmente rilevante in alcune aree geografiche.  Il concorso è stata la strada obbligata per offrire una prospettiva di stabilità lavorativa al maggior numero possibile di insegnanti e il sindacato intende mantenere viva l'attenzione su questo aspetto, fino a quando tutti gli Idr avranno trovato una collocazione lavorativa capace di garantire loro un futuro.

Ernesto Soccavo

;