Bilancio e tagli

Bilancio e tagli


   Maestro unico alla scuola primaria? Un salto nostalgico nel passato attuato dal Governo con un Decreto Legge urgente in materia di istruzione e università  approvato il 29 agosto (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 204 il 1° settembre 2008 ). Tante le novità oltre all'introduzione del maestro unico alle elementari (che sarà, come ha sottolineato in questi giorni il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, "graduale, dall'anno 2009-20010 sarà introdotto solo nella prima classe del ciclo"; il Decreto parla inoltre di introdurre le valutazioni numeriche per la primaria e la secondaria di primo grado, il voto di condotta (se è 5 l'alunno non sarà ammesso alla classe successiva)  e l'educazione civica.  
   «Le motivazioni della reintroduzione del maestro unico nella primaria - afferma il segretario nazionale dello Snadir, Orazio Ruscica - sono di fatto riconducibili alla volontà di fare sostanziali tagli sull'istruzione e in particolare sul personale che opera nella scuola, in netto contrasto con quanto ribadito dal Consiglio europeo di Barcellona, quando dice 'sebbene le finanze pubbliche dei paesi dell'UE siano sottoposte a maggiori restrizioni, quello dell'istruzione è un campo nel quale l'Europa non può permettersi di risparmiare'. E' una scure che si abbatte sulla scuola primaria, fiore all'occhiello per il sistema scolastico italiano (come ribadito dalla ricerca PIRLS -Progress International Reading Literacy Study - promosso da IEA - International Association For The Evalution Of Educational Achievement)». Intenzione del Governo è dunque quello di fare tagli da parte per retribuire meglio gli altri docenti. Secondo la Gelmini, infatti,  tra i problemi della scuola c'è anche il numero troppo elevato di personale, a cui è destinato il 97% delle risorse economiche. E per il ministro una soluzione potrebbe essere: "meno insegnanti ma meglio pagati. Una scuola che attualmente conta circa un milione e 300 mila dipendenti, un numero sproporzionato di personale, conseguenza anche di scelte come quella del team di insegnanti nel primo ciclo, è una scuola che non ha futuro".
   Proprio in questi giorni è stato pubblicato sul portale del Ministero (
http://www.istruzione.it) il bilancio del 2008 per l'area Istruzione. Da questo emerge che le spese per il personale sono pari a 41.174.698.165 euro, ed assorbono il 96,98% del totale. Le spese di funzionamento (informatica di servizio, cancelleria e funzionamento generale, spese di pulizia per circa il 40% delle scuole) raggiungono invece i 493.181.784 euro (l'1,16% del totale), quelle legate agli interventi (trasferimenti ad enti pubblici e privati) i 633.368.341 euro (l'1,49% del totale) e quelle in conto capitale (edilizia scolastica, innovazione tecnologica e sicurezza nelle scuole) 156.362.270 euro (appena lo 0,37% del totale). Ed è lo stesso ministro dell'Istruzione Gelmini a dichiarare ancora, presentando il bilancio, che «quando la spesa per il personale ha una tale incidenza sul bilancio complessivo del Ministero questo significa che la nostra scuola non ha la capacità, se non si interviene strutturalmente, di rinnovarsi e di guardare con serenità al futuro. Dobbiamo assolutamente porre rimedio ad una situazione insostenibile. La scuola italiana è stata troppo spesso usata in passato come un ammortizzatore sociale. E' un dovere morale verso le nuove generazioni rivedere completamente il sistema scuola in Italia».
Da più parti, soprattutto nel mondo politico, si parla invece di sostenere e incrementare i finanziamenti sull'Istruzione per investire così sulla preparazione culturale dei nostri giovani. Dichiarazioni che sono in netta contrapposizione con quanto invece si sta attuando nella scuola. Cosa fare allora? Una proposta viene da Orazio Ruscica. «Se la previsione e la ripartizione di spesa del Miur - commenta il segretario Snadir - venisse aumentata del 15%, senza quindi tagliare le spese del personale, ma incrementando la spesa per l'istruzione, così come ha previsto il Consiglio europeo di Barcellona, il problema potrebbe trovare una via di soluzione». Ed è lo stesso Ruscica a spiegarci come questo 15 % potrebbe essere ripartito. «Attualmente  la spesa per l'istruzione ammonta a € 42.457.610.560,00 - commenta -, che con un incremento del 15% arriverebbe a € 48.826.252.144,00 così ripartita: € 43.000.000.000,00 per il personale (88%); € 2.213.975.814,72 per il funzionamento (5%); € 2.913.126.072,00 per gli interventi (6%) e € 699.150.257,28 in conto capitale (1%)».
Una soluzione possibile che eviterebbe, nei quattro anni previsti dalla finanziaria, il «taglio» di centomila docenti. E se nell'istruzione i nostri politici dicono di credere, lo dimostrino poi nei fatti con scelte che mettano al primo posto la scuola e la cultura, pilastri della nostra società.

Emanuela Benvenuti

Snadir  - venerdì 5 settembre 2008

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