La scuola della Gelmini e di Tremonti: rivoluzione o restaurazione?
“Rivoluzione o restaurazione?” E’ questa la domanda che il segretario nazionale del sindacato Snadir, Orazio Ruscica, si pone dopo le ultime dichiarazioni del ministro Mariastella Gelmini a riguardo delle novità introdotte nella scuola. “Il Ministro Gelmini, in stretto accordo con Tremonti, continua a precisare sempre meglio il progetto per lo smantellamento della scuola italiana - sostiene Ruscica -.
Le ultime dichiarazioni del ministro lasciano di stucco per la superficialità delle argomentazioni e per l’arroganza della menzogna. Ci viene il dubbio che le bugie dette e ridette dalla Gelmini a lungo andare abbiano convinto anche lei e Tremonti, ma non i docenti, i genitori e gli studenti”. Per quanto riguarda il ritorno al maestro unico nella scuola primaria, e l’affermazione del ministro “invece di tre maestri basta uno solo”, Ruscica ribadisce che “è davvero stupefacente per superficialità e inesperienza. Il Ministro dimentica che è da quasi 20 anni che nella scuola primaria sono stati introdotti i moduli (ad es. tre docenti su due classi oppure due docenti su una classe a tempio pieno) e che tale novità ha permesso alla scuola elementare italiana di collocarsi nei primi posti nella ricerca internazionale IEA-PIRLS; nell’ultima del 2006 si è collocata nella fascia alta con 552 punti (500 media). Quindi l’affermazione del Ministro è falsa per due motivi: non esistono oggi classi con il maestro unico; il team docenti funziona bene. Allora caro Ministro perché smantellare la scuola elementare se questa, oltre ad assicurare ai bambini le competenze nella lettura funzionale, da’ lustro al sistema scolastico italiano?”.
Un’altra affermazione del Ministro riguarda il fatto che 1.300.000 dipendenti della scuola sono troppi e che occorre diminuirne drasticamente il numero. L’onorevole Gelmini deve tenere presente che insegnare, (lo diciamo con ironia) come diceva Freud è un “mestiere impossibile”; cioè mobilitare intenzionalmente le conoscenze è molto diverso dall’insegnare ad avvitare un rubinetto (con rispetto per gli idraulici).
<L’insegnamento, se vogliamo che sia per tutti e per ogni studente – continua Ruscica -, richiede un notevole impiego di risorse, a meno che si voglia tornare indietro alla scuola per pochi e per chi può spendere>. Ricordiamo allora che in Italia, è vero che il sistema scolastico sembra essere inferiore a quello degli altri Paesi, ma è altrettanto vero che la preparazione degli studenti quindicenni nella provincia di Trento si colloca nei primi otto posti delle comparazioni PISA. Quindi nel sistema scolastico italiano c’è una esperienza positiva. E’ inutile allora guardare alla Finlandia (certo fa sempre bene confrontarsi), basta osservare le scuole della provincia autonoma di Trento per rendersi conto che il successo degli studenti sta nella inclusività del sistema scolastico. <Se analizziamo l’ISEC (Indicatore Socio-Economico-Culturale) dell’indagine PISA – sostiene ancora il segretario nazionale Ruscica -, ci accorgiamo che gli studenti trentini con ISEC basso hanno avuto risultati più elevati degli altri studenti italiani con ISEC analogo. Questo vuol dire che il sistema scolastico riesce a compensare gli svantaggi culturali e sociali degli studenti. In parole povere il sistema scolastico della provincia di Trento, proponendo gli stessi percorsi del sistema nazionale, ha investito molto nel recupero degli studenti in difficoltà. Cioè ha realizzato quello che da tempo affermiamo: una scuola che non lascia indietro nessuno e che colloca tutti nelle condizioni di raggiungere il successo scolastico. E allora il progetto scuola del duo Tremonti/Gelmini non è ‘rivoluzionario’, ma restauratore, contro-rivoluzionario”.
Emanuela Benvenuti
Snadir - lunedì 8 settembre 2008