Meritocrazia ed eccellenza: questo il futuro della nostra scuola?
Un meeting per riflettere sui temi della scuola. Promossa dall'USR per l'Emilia Romagna, la manifestazione denominata "DoceBO" si è tenuta il 19 e 20 settembre al Palazzo dei Congressi della Fiera di Bologna sul tema "Merito e oltre. Eccellenza ed equità per lo sviluppo del nostro sistema educativo". Un evento aperto alla partecipazione degli insegnanti e a quanti hanno a cuore il tema dell'istruzione e che ha voluto caratterizzarsi come occasione di riflessione ed approfondimento sui temi dell'attualità scolastica, appuntamento di riferimento all'interno del panorama nazionale per il confronto e il dibattito fra insegnanti e istituzioni. Fortemente voluto dal direttore dell'USR per l'Emilia Romagna, Luigi Catalano, le giornate sono state una vetrina della scuola che c'è e di quella che verrà.
Il dottor Catalano, in una nostra intervista ha sottolineato che "valutazione, innovazione, saperi, apprendimenti, linguaggi sono gli ambiti della due giorni bolognese", senza dimenticare quello che lui definisce "chicche", ovvero "preziose testimonianze per il cinema, la poesia, la tecnologia e questo perché il docente non è solo registro e voti, ma soprattutto un costruttore di saperi". DoceBo, dunque, secondo Catalano "è nato per questo, nel contesto del fare e pensare scuola in Emilia Romagna".
Il lavoro della prima giornata è stato coordinato dalla professoressa Luisa Ribalzi, docente di Sociologia dell'Educazione all'università di Genova, secondo la quale "Il merito riconosciuto ma non premiato è inefficace". Con questa frase si è dato avvio alla riflessione sul tema della giornata. Secondo la Ribalzi "non si possono non premiare quegli insegnanti che portano avanti la scuola e questo vale anche per la valutazione degli alunni che è il punto centrale per riconoscere il merito e quindi la meritocrazia deve convivere con l'equità e con la giustizia sociale". Ed a questo proposito, secondo la coordinatrice del dibattito "la funzione del docente sta proprio nel capire quali obiettivi raggiungere nella classe e per ciascun ragazzo. Questo permette, inoltre, di tenere sotto controllo la diversità per distinguere elementi di arricchimento per tutti. Per fare questo, naturalmente, occorre una formazione continua dei docenti. È opportuno far capire ai nostri ragazzi, ma soprattutto ai docenti, che bisogna affinare gli strumenti della didattica e non solo".
Interessante l'intervento successivo di Roger Abravanel, autore del volume "Meritocrazia" (edito dalla Garzanti 2008) che si è soffermato ad analizzare "che cosa può fare la scuola per il merito, e cosa può fare il merito per la scuola".
"Noi italiani ci meritiamo molto di più di quello che vediamo nella nostra realtà - ha esordito l'ingegner Abravanel -. Il sistema educativo italiano ha però fallito perché non ha saputo portare avanti con decisione l'elemento base dell'educazione che appunto la meritocrazia". Secondo l'autore del libro, dunque, "la meritocrazia è un sistema di valori che promuove l'eccellenza, indipendentemente dall'appartenenza d'origine o etnia, o gruppo sociale. In una società una classe dirigente eccellente fa la differenza e ha possibilità di andare avanti con merito. Se un'azienda non cresce è perché non ha concorrenza e quindi viene a mancare uno dei pilastri del merito. I giovani migliori in Italia non hanno opportunità in un sistema dove si fa carriera per anzianità e questo cattura nel circolo vizioso del demerito che, a sua volta, genera un vizio dell'economia, incapace di accettare la concorrenza". Il problema, secondo Abravanel, "è che abbiamo paura della meritocrazia, ma questo ha generato solo ineguaglianza". A questo proposito è stato citato Michael Barber, incaricato da Tony Blair di migliorare la scuola inglese. "I risultati non si fecero attendere: migliorò la scuola e di seguito gli ospedali - ha ribadito il relatore -. Con quali mezzi? Attraverso un investimento di capitale umano, destinato a divenire classe dirigente". Sempre secondo Abravanel "in Italia il sistema educativo ha fallito miseramente: manca una Università di eccellenza e non abbiamo neanche abbastanza laureati e la nostra scuola soffre di assistenzialismo: non abbiamo la qualità. Occorre dirottare risorse su chi dimostra di avere voglia di migliorare. La qualità di un sistema educativo è collegata con la qualità dell'insegnante. Bisogna partire da qui perché nessun sistema educativo va oltre la qualità dell'insegnante e allora occorre concentrare le risorse e formare i docenti".
Che cosa chiede allora Roger Abravanel, come cittadino, al ministro Gelmini? Il raggiungimento di tre obiettivi:
- Miglioramento PISA 2011 nel Sud
- Fare emergere un'Università di eccellenza
- Aumentare il numero dei laureati
Un dibattito che fa emergere qualche perplessità: non è forse questa la direzione verso la quale si vuol dirottare la scuola? Speriamo che la meritocrazia generi uguaglianza (qualche dubbio è legittimo). Il rischio, piuttosto, è quello di privilegiare i vari Pierini. E a questo proposito rimane sempre attuale la lettera ad una professoressa dei ragazzi di Barbiana.
Nel corso del meeting di Bologna è stato inoltre dato molto spazio ai vari laboratori e progetti in atto nelle varie realtà scolastiche dell'Emilia Romagna che evidenziano una scuola aperta al futuro, con gli strumenti di cui dispone, e con una grande passione per il sapere.
Giovanni Palmese
Snadir - lunedì 22 settembre 2008