Affermazioni superficiali della Gelmini, rigore esaltato da Berlusconi, insinuazioni del ministro Brunetta
Gli insegnanti lavorano poco e devono veder ridimensionati i loro stipendi
Cara vecchia lavagna addio. Uno degli oggetti più amati dagli studenti insieme al gessetto e al cancellino sparirà presto dalle aule delle scuole, per lasciare spazio alle lavagne interattive multimediali. Ad introdurre l'innovazione tecnologica un'iniziativa del ministero dell'istruzione inserita in un più vasto progetto di digitalizzazione dell'intero sistema scolastico. A presentare il progetto il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi insieme al premier Silvio Berlusconi e al ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta. In totale sono oltre 20 i milioni di euro stanziata da viale Trastevere per le diecimila lavagne interattive che saranno distribuite nelle scuole secondarie di primo grado insieme ad un pc.
Nel corso della conferenza stampa, però. si è parlato anche di altro. Berlusconi ha infatti voluto difendere, come un paladino, l'operato della Gelmini. I tagli dei docenti sono ''una menzogna inventata dalla sinistra'', ha detto così come la ''presunta'' riduzione della ore dedicate allo studio delle lingue straniere. Il premier ha ribadito, caso mai ci fossero dei dubbi, che "il governo è dalla parte degli insegnanti'', che avranno ''buon senso'' nell'interpretare ad esempio le norme più severe in tema di bocciatura soprattutto alle elementari e alle medie. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, dunque, assieme al ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, dice di schierarsi dalla parte dei docenti. Peccato che questa riforma porterà di fatto al taglio di molti posti di lavoro e i precari vedranno allontanarsi sempre di più il traguardo di una sistemazione sicura.
Il premier ha riafefrmato inoltre come i salari dei docenti sono ''purtroppo da fame'' e non tengono conto ''dell'entusiasmo e del merito dei singoli'', ma rispondono piuttosto a ''un egualitarismo che forse troverebbe cittadinanza in un'economia socialista e che non risponde invece alla filosofia liberale e capitalista''. Per Berlusconi ''gli italiani hanno gradito il fatto che al degrado della scuola abbiamo risposto con il ritorno al rigore''. Parole condivise dalla Gelmini, che ha ribadito come la razionalizzazione della spesa prevista dalla finanziaria prevede un 30% da destinare all'aumento degli stipendi per gli insegnanti. ''A partire dal 2012 - ha sottolineato il ministro - ci saranno circa 2 miliardi di euro per i docenti più meritevoli, per un premio annuo di circa 7mila euro. La nostra azione politica è dalla parte degli insegnanti, ma se non si cambia la modalità di spesa non riusciremo ad aumentare gli stipendi'').
Insomma, alla base di queste riforme, contro le quali gli insegnanti hanno scelto di mobilitarsi con uno sciopero generale, c'è l'intenzione di risparmiare tagliando sulle risorse umane che sono la ricchezza della scuola. <L'insegnamento, se vogliamo che sia per tutti e per ogni studente - commenta il segretario nazionale dello Snadir, Orazio Rustica - , ha bisogno di molte risorse, e non certo di tagli -. Alle affermazioni, spesso superficiali della Gelmini, al rigore esaltato da Berlusconi, si affiancano anche le insinuazioni del ministro Brunetta, che insiste nel dire che gli insegnanti lavorano poco e devono veder ridimensionati i loro stipendi. Sembra dunque che le sorti dell'Italia, e la sua profonda crisi, siano da attribuire a chi nella scuola e nel campo dell'istruzione ha sempre fatto di tutto, e spesso senza venir retribuito adeguatamente, per far crescere queste nuove generazioni. L'insegnante è divenuto allora il capro espiatorio di politici che, diciamoci la verità, non sudano certo nel fare il loro lavoro e che, nonostante questo, vengono ben retribuiti. Ma di quelli stipendi non si parla!>.
Intanto oggi (9 ottobre 2008) con 280 sì, 205 no e 28 astenuti la Camera ha approvato il decreto legge Gelmini di riforma scolastica. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato che avrà tempo fino al 31 ottobre per convertirlo in legge. Prima di quella data i lavoratori della scuola faranno sentire la loro voce, uniti, in piazza.
Emanuela Benvenuti
Snadir - giovedì 9 ottobre 2008