Riforma della scuola: la selezione mascherata di merito

Riforma della scuola: la selezione mascherata di merito

  

   Qualche giorno fa, chiacchierando con degli amici, è venuta fuori la "questione scuola"; i soliti "pro" e "contro" il decreto del Ministro dell'istruzione. La cosa stupefacente è che questi amici avevano preso per oro colato le dichiarazioni di Berlusconi, della Gelmini, di Bocchino e di Cota, tant'è che riproponevano, pari pari, le tesi dei suddetti fautori di questa fantomatica riforma. E' anche vero che quando è stata loro offerta una riflessione con dati oggettivi e incontrovertibili, per esempio sulla scuola elementare che funziona, e sulla scuola secondaria che, invece, continua a soffrire, allora hanno convenuto che si doveva cambiare qualcosa nel  sistema  della scuola secondaria. Però, il maestro unico - dicevano - era tutto sommato una bella soluzione che richiamava tempi sereni: di rimando, si è fatto osservare che oggi le competenze richieste dai nuovi programmi di scuola elementare esigono personale specializzato, e non un tuttologo. Si è fatto anche presente che con l'orario a 24 ore settimanali non ci sarà la possibilità di utilizzare le ore di contemporaneità per svolgere attività di recupero o di arricchimento dell'offerta formativa. Bene - hanno risposto - se ci sarà bisogno, provvederemo a seguire i nostri figli per farli recuperare. A questo punto si è delineato chiaramente il nuovo scenario che si verrà a determinare nei prossimi anni: una scuola selettiva, dove solo chi è ricco avrà la possibilità di raggiungere il successo scolastico. Ma questa non è la scuola di tutti; la scuola che invece vogliamo è quella che consente a tutti di studiare e che permette di elevare se stessi per il resto del mondo.
   Certo, la manifestazione del 30 ottobre scorso ha costretto il Governo a fare marcia indietro; cioè il maestro unico sarà soltanto una opzione tra le altre: quindi avremo l'orario a 24 ore, a 30 ore, ed infine il modello a 40 ore settimanali. Rispetto alla riforma Moratti, abbiamo la vecchia soluzione del maestro unico, che la Moratti, a seguito degli esiti di un sondaggio riservato tra genitori e insegnanti, non si sognò neppure di offrire come possibilità. Saranno, quindi, i genitori a scegliere; siamo fiduciosi che le famiglie sapranno scegliere bene, cioè la scuola del modulo e degli interventi con la presenza degli specialisti di lingua e di religione.
   In questo scontro, tra l'idea del tagliare personale e risorse e quella di offrire e rafforzare l'attuale sistema scolastico di scuola primaria, è passata sotto silenzio la decisione che manda in soffitta le teorie della psicologia dell'età evolutiva. Infatti è stato introdotto l'anticipo (a due anni e mezzo) nelle scuole dell'infanzia e sono state confermate le sezioni "primavera"; in questo segmento educativo la confusione regna sovrana.
   Occorre spiegare bene che è necessario restituire ai bambini dai tre ai cinque anni il tempo dell'infanzia, senza anticipi palesi o mascherati. I bambini dai 0 ai 3 anni hanno esigenze fisiche e psichiche diverse dai bambini dai 3 ai cinque anni. Ci si rende facilmente conto - basta leggere qualche manuale di psicologia dell'età evolutiva - che i bambini dai 0 ai tre anni hanno la necessità di un sistema educativo differenziato per finalità e metodologia rispetto a quello della scuola dell'infanzia, che, essendo parte integrante del sistema nazionale di istruzione, è una scuola che non anticipa, ma attraverso specifici obiettivi e finalità inizia il percorso scolastico di ogni persona. Occorre allora intervenire in modo serio, affrontare i problemi  in modo da assicurare ad ogni bambino "opportunità di apprendimento e di crescita educativa". E' necessario, quindi, ampliare l'offerta formativa assicurando ad ogni bambino una scuola adeguata alla sua età: bisogna attivare più asili nido e più scuole dell'infanzia. Solo così si darà la possibilità alle donne ( e agli uomini che collaborano in famiglia) di accedere  ad un percorso lavorativo, o comunque di poterlo riprendere appena possibile.
   La scuola secondaria di primo grado é quella in cui si notano meno cambiamenti significativi. Rispetto alla riforma Moratti il regolamento della Gelmini presenta una materia in meno: l'informatica. Nel complesso,  è in questo grado scolastico che occorre  maggiormente intervenire; le indagini internazionali hanno confermato che tale scuola soffre e non riesce a far conseguire a tutti gli studenti "una più approfondita padronanza delle discipline e una articolata organizzazione delle conoscenze". La soluzione, anche in questo caso, non è tagliare e risparmiare, ma investire in modo deciso sull'inclusione, così come hanno fatto le scuole della provincia di Trento. Ricordo che l'indagine P.I.S.A. ha rivelato che gli studenti trentini con un ISEC (Indicatore Socio-Economico-Culturale) hanno avuto risultati più elevati degli altri studenti italiani con ISEC analogo. Questo vuol dire che il settore secondario del sistema scolastico italiano non è inferiore a quello degli altri Paesi. E' necessario investire in modo più deciso sul recupero degli studenti in difficoltà, attraverso interventi che compensino gli svantaggi culturali e sociali degli studenti. Il "merito", tante volte decantato dalla Gelmini, è una mera applicazione della regola "chi ce la fa va avanti, gli altri rimangano indietro per sempre." Il "merito" che invece noi proponiamo è quello che, non lasciando indietro nessuno, colloca tutti gli studenti nella condizione di raggiungere il successo scolastico.
   La riforma della scuola secondaria di secondo grado è stata rinviata al 2010. Per adesso sappiamo che i piani orari prevedono un monte ore settimanale di 30/32 ore; molto inferiore a quello previsto dalla Moratti, di 34 ore settimanali. Certo, presentarla con degli slade illustrativi e affermare che è una grande riforma di tipo gentiliano è azzardato, e in ogni caso é presto per dirlo. E' bene ricordare che i tentativi di riforma della secondaria superiore si sono rivelati finora uno scoglio insuperabile e pericoloso per tutti i Governi che si sono succeduti.
   In questi mesi è ripresa la trattativa al Miur sulla mobilità territoriale e professionale. L'applicazione, per la prima volta, della normativa sulla mobilità per i docenti di religione ci induce a richiedere nel prossimo contratto uno specifico articolato che permetterà di definire meglio eventuali situazioni gestite in modo improprio.
   Il nostro impegno per i colleghi del 30%, cioè per coloro che pur avendo vinto il concorso non hanno avuto la possibilità di essere immessi in ruolo e per quelli che hanno subito una rude selezione, si concretizzerà il 21 gennaio 2009 a Roma (daremo comunicazione del luogo e dell'ora nel nostro sito), dove sarà presentata una petizione che sosterrà la necessità di trasformare l'attuale graduatoria di merito in graduatoria ad esaurimento e di avviare ulteriori procedure concorsuali in quelle Regioni dove risulta esservi una disponibilità di posti ai fini del raggiungimento del 70% dei posti. Queste necessità sono state rappresentate l'11 dicembre scorso al Sottosegretario Pizza, che ha riconosciuto la necessità di intervenire in tal senso e di approfondire la questione.
   Sempre grazie alle sollecitazioni  dello Snadir, il Ministero ha finalmente inserito nel sistema informatico delle scuole il programma relativo alle ricostruzioni di carriera degli idr passati di ruolo; la nota del Miur, oltre alle generiche istruzioni alle segreterie per l'inserimento dei dati, segnala anche - facendo proprie le nostre osservazioni - la necessità di porre attenzione ad alcune criticità relative alle posizioni stipendiali e agli assegni "ad personam": per questo consigliamo comunque ai nostri iscritti di verificare la correttezza delle ricostruzioni elaborate dalle scuole chiedendo un eventuale controllo alle nostre sedi.
   Certo, chi ha a cuore i docenti di religione lavora perché ognuno di loro abbia la possibilità di vedere riconosciuto il proprio impegno professionale anche attraverso il conseguimento del ruolo, mentre chi è loro ostile presenta la questione come insormontabile. Ma questo è un film già visto. Noi, facendo nostra una frase di  Robert Kennedy sogniamo le cose come non sono mai state e diciamo "perché no"?
 

Orazio Ruscica

Snadir - Professione ir 1/2009 editoriale - mercoledì 7 gennaio 2009

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