Emanato dal ministro Gelmini “l’Atto di Indirizzo” per la scuola dell’infanzia e la primaria

Emanato dal ministro Gelmini “l’Atto di Indirizzo” per la scuola dell’infanzia e la primaria

Il documento  non utilizza il linguaggio proprio degli scritti che riguardano la scuola, non pare ispirarsi a modelli pedagogici né correnti di pensiero, salvo un vago riferimento alle classi aperte e ai gruppi di livello

  

   E’ stato emanato dal ministro Gelmini,  prima dell’inizio dell’anno scolastico 2009/2010, l’atto di indirizzo per la scuola dell’infanzia e la primaria.    L’atto  parte dalla disposizione dell’art. 64 del decreto legge del 6 agosto 2008, n° 133, che prevedeva un piano programmatico per la razionalizzazione e l’efficienza del Sistema Scolastico Nazionale, oltre ad una revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico, predisposto dal Ministro del Miur di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.
   In tale atto si ribadisce l’importanza dell’autonomia scolastica, che consente di strutturare il piano dell’offerta formativa, avvalendosi di tutte le risorse pedagogico- didattiche e organizzative che le istituzioni scolastiche possono mettere in campo, da sole o in rete. Si auspica flessibilità, efficienza ed efficacia attraverso l’utilizzazione di tutte le risorse, le strutture e la diffusione di tecnologie innovative. Si supera il vincolo dell’unità oraria, del gruppo classe e dell’organizzazione e dell’impiego dei docenti, per razionalizzare risorse umane e finanziarie, fermo restando i giorni di attività didattica annuale previsti a livello nazionale e la distribuzione su cinque-sei giorni, anche su base plurisettimanale.
   Le Indicazioni Nazionali del decreto legislativo n°59 del 2004 e le Indicazioni per il curricolo del 31 luglio del 2007 sono stati il punto di riferimento per la progettazione dei piani dell’offerta formativa degli ultimi anni, da utilizzarsi anche per i prossimi tre anni e non oltre, nell’attesa che si proceda all’armonizzazione del tutto in concertazione con il Ministero delle Economia, per contemperare contenuti tecnicamente rigorosi.
   Si manifesta attenzione ai temi della continuità e del curricolo verticale, anche alla luce dell’esperienza degli Istituti Comprensivi , e delle competenze attese al termine dei cicli scolastici, con una prospettiva che si auspica largamente condivisa, anche attraverso ricerche in collaborazione con ANSAS e INVALSI.
   L’intenzione espressa è attuare , nel triennio, strumenti e metodiche per il sostegno e il riconoscimento del lavoro nelle scuole, che verranno attentamente monitorate.
   Tra le priorità individuate vi è la centralità dell’alunno e il suo itinerario personale di apprendimento, mantenendo l’obiettivo di formare i cittadini di oggi e di domani, con l’individuazione di standard compatibili con parametri UE e OCSE. Viene sottolineata la necessità di una sistematica valutazione periodica, responsabilizzando ogni scuola rispetto ai risultati dell’utenza, con la definizione di  curricoli adeguati alla formazione degli alunni e al proseguimento degli studi.
   Nel documento si passa all’analisi dell’attuale realtà sociale in trasformazione; a riguardo c’è un riferimento al dato religioso allorquando si  parla di  convivenza fra culture e religioni diverse, da trasformare in opportunità grazie all’azione educatrice della scuola, che deve afferire ai propri alunni sia i valori condivisi, che gli strumenti per leggere e affrontare i cambiamenti del mondo, nel rispetto delle individualità, dei talenti, per la promozione della crescita di tutti.
   Si individua il periodo 3-14 anni come quello le cui esperienze condizionano l’allievo.
   Per questo, oltre allo sviluppo delle competenze disciplinari, la sfida è la promozione del senso civico individuale e collettivo per il bene comune, ciò viene affermato richiamando i valori costituzionali di libertà, giustizia, solidarietà promuovendo lo sviluppo della coscienza civica fin dall’infanzia, in particolare con l’introduzione dell’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”. Si sottolinea l’attenzione agli alunni con disabilità che devono avere interventi personalizzati di professionisti e devono poter contare sui servizi territoriali, per sensibilizzare la realtà locale alla cultura dell’inclusione.
   Discorso analogo per gli alunni stranieri, la cui presenza è considerata dato strutturale per cui occorre, in ottica interculturale, favorire l’adeguata conoscenza della lingua e della convivenza civile.
   Il percorso dell’alunno deve essere un continuum dal primo ingresso, eventualmente anticipato, alla prosecuzione degli studi, in un avvicinamento graduale alle discipline, mantenendo il livello di motivazione e partecipazione, anche attraverso rinforzi, approfondimenti e recuperi, non escludendo l’utilizzo della didattica laboratoriale.
   Per la valutazione di ogni alunno è opportuno l’uso di vecchi strumenti e nuove opportunità, in un percorso trasparente e coerente che si realizzi attraverso la formulazione di un curricolo adeguato, che favorisca l’acquisizione dei nuclei fondanti, abbandonando programmi che ledano la libertà di insegnamento con una molteplicità invasiva di prescrizioni.
   Alla Scuola Primaria si riconosce una lunga e positiva tradizione, che ha sviluppato aspetti di qualità ed efficienza, promuovendo la persona, le finalità dell’istruzione, l’accoglienza e il successo formativo, realizzando così la prima alfabetizzazione culturale.
L’esperienza acquisita va ora coniugata con un progetto coerente, con le diverse articolazione orarie  proposte (24,27,30,40 ore), e il passaggio al docente prevalente come figura di riferimento, introdotto per evitare la frammentazione disciplinare e la secondarizzazione precoce.
   Viene confermato il mantenimento del tempo pieno come servizio sociale e possibilità di apprendimento in tempi distesi.
   Il documento, che non utilizza il linguaggio proprio degli scritti che riguardano la scuola, non pare ispirarsi a modelli pedagogici né correnti di pensiero, salvo un vago riferimento alle classi aperte e ai gruppi di livello, ribadisce la concertazione con il Ministero dell’ Economia, auspicabilmente  non solo con tagli indifferenziati , ma anche con investimenti. Si sottolinea la necessità dell’”inclusione”, parola che va a sostituire l’accoglienza, sottolineando poco la ricchezza della diversità.
   Alle scuole viene lasciato l’onere organizzativo delle diverse proposte dei tempi scuola. Si confida che il maestro unico eviti la frammentazione e la secondarizzazione precoce, anche se attualmente i Collegi Docenti delle varie scuole garantiscono il tempo pieno solo con l’avvicendarsi di più figure.
   La scuola può essere accogliente e attenta allo svantaggio solo disponendo di un adeguato  numero di figure professionali. Si spera che trovino ordine nel prossimo futuro le tante confuse e contraddittorie norme sul sistema di istruzione, per migliorare l’offerta formativa , peraltro già molto buona nella Scuola Primaria prima delle varie Riforme, per raggiungere effettive competenze che possano essere tarate su prove INVALSI elaborate sulla base degli effettivi programmi svolti all’interno delle nostre istituzioni scolastiche, che talvolta  attivano  corsi appositi affinché si possano superare tali prove.


Cristina Bortoluz

 

Snadir - Professione i.r. - giovedì 1 ottobre 2009

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