Progetto di legge Melandri: la graduale eliminazione dell’insegnamento della religione cattolica. Un esempio lampante di laicità a proprio uso e consumo.

La proposta di legge Melandri “Introduzione alle religioni” (PdL n.3711 del 16 settembre 2010, assegnato alla 7ª Commissione permanente in sede referente il 13 ottobre 2010) sembra riprendere l’idea del pedagogista Luciano Pazzaglia: quindi  un insegnamento obbligatorio di “Introduzione alle religioni” nella scuola secondaria di primo e secondo grado (art.1) che non sostituisce l’insegnamento della religione cattolica previsto dall’art.9 dell’Accordo Madamense (modifica del Concordato lateranense), ratificato ai sensi della legge n.121/1985.
La Melandri motiva così la presentazione del progetto di legge: “facciamo esperienza  di come le culture siano intrise di aspetti provenienti dalla religione e quanto, dunque, non possa esserci una vera integrazione tra culture se non imparando a conoscerci ed a dialogare, partendo dalla consapevolezza di punti di vista confessionali differenti”. Pertanto - afferma la Parlamentare – questa disciplina deve accompagnare “gli studenti nell’acquisizione dell’importanza che il fenomeno religioso ha avuto e tutt’ora ha nella storia dell’uomo”.  “Oggi quest’esigenza”  - afferma ancora la Melandri – “non è più soltanto un’esigenza culturale, ma si presenta come un’esigenza di civiltà e come uno strumento essenziale per prevenire forme di intolleranza, di fondamentalismo e di xenofobia“ e che “la scoperta della dimensione trascendente e di come l’uomo di ogni tempo viva questa esperienza sia un elemento fondamentale nella crescita di ogni persona, in modo tale da poter essere accompagnata nella formazione di una coscienza critica e serena”.
Se da una parte prendiamo atto che la Melandri si sia finalmente convinta dell’importanza dell’insegnamento della religione per la formazione dei nostri studenti, d’altra occorre ricordare alla Parlamentare che l’insegnamento della religione cattolica “mira ad arricchire la formazione globale della persona (…) in vista di un efficace inserimento nel mondo civile, professionale e universitario”, “offre contenuti e strumenti che aiutano lo studente a decifrare il contesto storico, culturale e umano della società italiana ed europea, per una partecipazione attiva e responsabile alla costruzione della convivenza umana”. “Nell’attuale contesto multiculturale della società italiana la conoscenza della tradizione religiosa cristiano cattolica”– affermano le Indicazioni Nazionali – “costituisce fattore rilevante per partecipare a un dialogo fra tradizioni culturali e religiose diverse”. “Il confronto, poi, con la forma storica della religione cattolica svolge un ruolo fondamentale e costruttivo per la convivenza civile, in quanto permette di cogliere importanti aspetti dell’identità culturale di appartenenza e aiuta le relazioni e i rapporti tra persone di culture e religioni differenti”. L’insegnamento della religiose cattolica contribuisce “alla formazione di persone capaci di dialogo e di rispetto delle differenze, di comportamenti di reciproca comprensione, in un contesto di pluralismo culturale e religioso”.
Insomma, l’insegnamento della religione cattolica offre agli studenti – sin dai primi programmi del 1987 ad oggi -  l’opportunità di “incontrare culturalmente testi, documenti, tradizioni, testimonianze e contenuti che costituiscono l’universo religioso”. L’insegnamento della religione cattolica ha avuto da sempre a cuore la formazione alla pace e al dialogo dei nostri studenti; perché siamo conviti che la conoscenza della cultura religiosa permette alle donne e agli uomini di praticare la stima e il rispetto  reciproci e di costruire sempre meglio il dialogo.
In questa nuova visione appare chiaro che la questione fondamentale non è attivare un insegnamento delle religioni obbligatorio in opposizione ad un insegnamento della religione cattolica facoltativo nella scelta, ma - una volta scelto - obbligatorio nella frequenza. Perché, se così fosse, sarebbe abbastanza chiara l’intenzione  sottesa alla proposta di legge: la graduale eliminazione dell’insegnamento della religione cattolica.
Se parità deve esserci, allora la scelta deve avvenire tra due insegnamenti obbligatori che abbiano entrambi  l’opportunità di intervenire nella media dei voti; lo studente sceglierà poi di seguire l’uno o l’altro.
Infine: la proposta della Melandri - al comma 2 dell’art. 2  -  dice che i docenti di  «Introduzione alle religioni» “si attivano al fine di costruire idonei percorsi interdisciplinari e di incentivare i rapporti con le varie organizzazioni locali, nazionali e internazionali espressive delle differenti realtà confessionali”. I docenti della nuova disciplina scolastica potranno, in altri termini, aprire spazi alle varie confessioni religiose non cattoliche che, ai sensi dell’art. 8 della Costituzione hanno attivato un’Intesa con lo Stato italiano, e che hanno dichiarato la possibilità di “rispondere alle eventuali richieste provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie o dagli organi scolastici, in ordine allo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni”.   Insomma, le stesse confessioni religiose non cattoliche che hanno da sempre contestato la presenza dell’insegnamento di religione cattolica nella scuola statale, adesso, che tale spazio sembra potenzialmente aprirsi anche per loro, sembrano porsi in una prospettiva diversa (si veda nota agenzia Apcom dell’8 dicembre 2010 “Congresso Ebrei: serve alternativa a ora cattolica”).   
Esse, che da sempre, si sono presentate come paladine della laicità dello Stato, osteggiando ad esempio la legittimità del voto dei docenti di religione nello scrutinio finale o la validità dell’insegnamento della religione cattolica nel credito scolastico, oggi si dimostrano più disponibili a “rispondere alle richieste del fatto religioso”, ma solo se lo Stato permetterà loro di partecipare indirettamente alla costruzione di percorsi di apprendimento religiosi.
In buona sostanza, dopo aver per anni invocato il diritto degli studenti  di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica e reclamato il diritto, per gli studenti, di lasciare la scuola, oggi le confessioni non cattoliche che hanno stipulato Intese con lo Stato italiano vorrebbero avere  un proprio  insegnamento di religione obbligatorio,  lasciando quello cattolico nell’area della facoltatività, dunque non considerandolo – come dichiarato al VI Congresso UCEI (Mozione politica esterna) - materia curriculare.
La proposta di legge dell’on. Melandri al momento appare, fondamentalmente, come un duplicato di qualcosa che nella scuola è già presente, sia nelle finalità sia nei contenuti.   L’insegnamento della religione cattolica oggi, nella scuola italiana, e tutt’altro che un insegnamento dogmatico (come prospettato nel testo dalla proposta di legge). Ma l’On. Melandri vuole insegnanti con competenze sociologiche e quindi ecco che ci si avvia ad un nuovo reclutamento. Saranno chiamati ad impartire il nuovo insegnamento denominato “introduzione alle religioni” i docenti laureati in discipline umanistiche ossia, in altri termini, docenti che potranno vantare nei propri piani di studio un esame di “storia del cristianesimo”: troppo poco per un insegnamento così specifico.   Essi saranno assunti a seguito di un concorso attivato dal Miur secondo la normativa vigente: in tal modo avremo due concorsi diversi, e separati circa i titoli di ammissione, per due “materie gemelle”.  Ai docenti di tale insegnamento sarà ovviamente attribuita la classe di concorso mentre a quelli che insegnano religione cattolica sarà ancora una volta negata. La disciplina “Introduzione alle religioni” sarà attivata come materia obbligatoria, invece l’insegnamento della religione cattolica non sarà considerato materia curricolare.


Berardo Ferrini

Snadir - Professione i.r. - 14 dicembre 2010

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