8 marzo: grazie a te donna per il fatto stesso che sei donna
8 marzo: grazie a te donna per il fatto stesso che sei donna
L’8 marzo ricorre la “Giornata internazionale della donna”, comunemente definita “Festa delle donna”. In questa giornata ricordiamo le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne di ogni tempo, ma non possiamo dimenticare le discriminazioni e le violenze che, ancora oggi, molte donne subiscono ogni giorno e che sono tristemente alla ribalta della cronaca su tutti i media. Solamente nel 2012, 112 mogli, madri, fidanzate, figlie, hanno perso la vita per incultura generale ancora presente nel nostro Paese; vite spezzate che devono far riflettere sulla necessità di un cambiamento culturale radicale sulla differenza di genere, a cominciare dalla scuole, di cui gli educatori devono farsi promotori in prima persona.
Per questo, invece di soffermarmi sull’episodio tristemente noto dell’incendio nel lontano 1908 dell’industria tessile Cotton di New York, che pur non va dimenticato, vorrei fare alcune considerazioni sulla figura femminile nella religione ebraica e cristiana, per sottolinearne l’importanza.
La specificità della donna è dichiarata nel suo nome “Ichà”, donna in ebraico, che non è solo il femminile della parola “Ich”, uomo, ma l’aggiunta di una lettera simboleggia la particolarità e la differenza dell’universo femminile, base della vita sociale, pur in una società patriarcale.

Nella pedagogia ebraica la donna ha un ruolo educativo sia nella formazione dei figli in famiglia che nella società in generale; a lei, infatti, spetta la trasmissione dei valori della tradizione e di fondamentali concetti morali.
In Maria si celebra la consacrazione della donna, da cui nasce il figlio di Dio ed è l’esemplificazione del credente, che si dona e si affida.
Gesù stesso incontra donne importanti nella sua vita, a loro affida l’annuncio della Resurrezione, ed ha nei loro confronti, in contrasto con la cultura del suo tempo, un atteggiamento di accoglienza, rispetto, tenerezza.
Voglio inoltre menzionare la “Lettera di Giovanni Paolo II alle donne”, sottolineandone in particolare alcuni passi significativi:
“……..Il grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione della donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell’umanità….
…grazie a te, donna-madre
….grazie a te, donna-sposa
….grazie a te, donna-figlia e donna-sorella
…grazie a te, donna-lavoratrice…
..Grazie a te donna per il fatto stesso che sei donna..
..Il mio grazie alle donne si fa appello accorato, e in particolare da parte degli Stati e delle istituzioni internazionali, si faccia quanto è necessario per restituire alle donne il pieno rispetto della loro dignità e del loro ruolo….” (Dal Vaticano, 29 giugno 1995, Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Giovanni Paolo II)
Ricordiamo, perciò, in questo giorno, le donne vittime di soprusi, le donne che pagano maggiormente la crisi economica e la carenza di lavoro e lo perdono per prime, le donne che, spesso, devono farsi carico di anziani e bambini, quando le strutture pubbliche sono carenti, le donne che, frequentemente, non riescono a partecipare alla vita politica o faticano nella carriera. Ricordiamo donando un fiore, anche solo virtuale o simbolico: la mimosa, scelto perché rappresenta innocenza, libertà, forza e vitalità e che, pur essendo poco costoso, illumina con il suo colore come la creatività e la vitalità femminili.
Cristina Bortoluz
Snadir - Professione i.r. - 8 marzo 2013