È l’ORA di dire la nostra

È l’ORA di dire la nostra
Sono più di sette milioni gli studenti che scelgono di frequentare ogni anno l’insegnamento della religione

 

Quello delle percentuali che darebbero l’ora di religione come deserta (o quasi) è ormai un tema ricorrente. Ma si tratta di percentuali che non tengono conto di importanti considerazioni. Stavolta ci riferiamo all’articolo di repubblica.it, in cui l’autore mette in risalto la percentuale irrisoria di bambini e ragazzi che scelgono di non frequentare più l’ora di religione, facendo passare il messaggio che l’ora di religione nella scuola italiana non goda di buona salute. Stando all’ultima rilevazione a disposizione relativa all’anno scolastico 2014/2015, però, vediamo che l'87,8% degli studenti in Italia frequenta l'ora di religione e soltanto il 12,2% decide di non avvalersi dell'Irc.

Quello che si evince da questi dati è invece che a 31 anni di distanza dall'introduzione della scelta dell'insegnamento della religione cattolica, la stragrande maggioranza delle famiglie e degli studenti sceglie di frequentare questa disciplina scolastica.

Rispetto all'anno precedente si registra solo una leggera diminuzione di avvalentesi (lo 0,7%). Sopra la media nazionale di frequentanti si collocano la scuola dell'infanzia (90%), le scuole primarie (91,6%) e le scuole secondarie di primo grado (89,6%). Il tasso di frequenza diminuisce alle superiori, dove l'81,6% degli studenti ha deciso di avvalersi dell'Irc. Le percentuali variano poi anche a seconda delle diverse aree geografiche

Qualche diversità esiste ancora muovendoci nel territorio italiano. Nel Nord, dove si registra la presenza più consistente di studenti di cittadinanza non italiana e di religione non cattolica, la disciplina scolastica è scelta dall'82,2% degli studenti (con un diminuzione dello 0,7% rispetto all'anno precedente). Nelle regioni del Centro Italia i numeri sono assolutamente in linea con la media nazionale (87,8% di iscritti), mentre al Sud l'adesione all'insegnamento della religione cattolica sale al 97,7%.

L’articolo continua poi intentando un’argomentazione sui motivi che portano a una crescita del numero dei non avvalentesi dell’ora di religione. Fra le spiegazioni possibili addotte dal giornalista risiede il processo di secolarizzazione della società, ovvero il processo che ha caratterizzato soprattutto i paesi occidentali in età contemporanea e ha portato al progressivo abbandono degli schemi religiosi e di un comportamento di tipo sacrale. Secondo le teorie della secolarizzazione, la modernità si accompagnerebbe inesorabilmente al declino del sacro, escludendo dall’orizzonte umano la dimensione etico-religiosa.

Ma diciamolo chiaramente: per un adolescente la possibilità di fare un’ora in meno di scuola a settimana, dal momento in cui nella maggior parte degli istituti non vengono attivati gli insegnamenti alternativi all’Irc, è una tentazione troppo forte. Scegliere di non frequentare l’ora di religione si traduce quindi, nella testa degli studenti, nella possibilità di seguire meno ore scolastiche.

In un contesto che si va facendo multietnico e multireligioso come quello della scuola italiana l’insegnamento della religione cattolica, così come è offerto ai nostri studenti, si colloca legittimamente all’interno della scuola italiana. Infatti, tale insegnamento non vuole soddisfare l’esigenza di una vita spirituale, ma  conoscere e tentare di comprendere come gli uomini hanno vissuto il loro rapporto con l’Altro e come tutto ciò ha lasciato un affascinante segno di presenza nella loro cultura.
I sette milioni di studenti (dati ministeriali), credenti e non, che scelgono di frequentare l’insegnamento della religione mostrano di apprezzare tale insegnamento, che offre loro un solido orizzonte culturale per praticare la tolleranza intesa come impostazione dialogica dell’esistere, come educazione all’esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace. È esattamente questo il focus su cui si dovrebbe concentrare oggi il dibattito sull’insegnamento della religione nelle scuole. Soffermiamoci sulla valenza antropologica ed esperienziale di tale insegnamento, lasciando i numeri e le percentuali ad altre discipline.

Orazio Ruscica

 

Snadir - Professione i.r. -  28 ottobre 2016

 


 

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