Eliminare il precariato di religione? Si deve, si può.
Non possiamo più chiudere gli occhi davanti all’evidenza. Nessuno può. Ci troviamo davanti a un’emergenza storica e sociale che riguarda oltre 15.000 persone. Non si può più tollerare. Non si può tergiversare. Bisogna agire in tutti i modi che conosciamo per strappare i docenti di religione – professionisti attenti e capaci – alla condizione di precariato cui sono da anni costretti nonostante la disponibilità di posti vacanti.
Tale situazione va rimossa poiché nella realtà di tutti i giorni si traduce in un grave atto di privazione – di discriminazione – che non consente a un’intera categoria di docenti di raggiungere una serenità famigliare, non permette l’accensione di mutui o prestiti, fa vivere nell’ansia di perdere il posto di lavoro a causa di malattie invalidanti.
Per questi motivi, lo Snadir ha avviato da anni un percorso di discussione e di mobilitazione, che ha visto coinvolte le principali sigle sindacali, i governi che si sono succeduti e in questi ultimi giorni anche la Cei. Ciò che serve è un confronto che si dispieghi su più livelli: dalle Camere al Governo, passando per tutte le parti in causa.
Il problema non può essere in nessun modo aggirato con interventi superficiali e non risolutivi poiché ne va del futuro di oltre 15 mila precari che da anni aspettano una doverosa risposta dalle istituzioni.
Dopo un acceso dibattito con le forze politiche che in questo momento stanno lavorando in Parlamento per la stabilizzazione dei docenti di religione, abbiamo inoltrato alla Cei una richiesta formale per l’istituzione di un tavolo di confronto tra le organizzazioni sindacali rappresentative della scuola, Flc-Cgil, Cisl-Fsur, Uil-Rua, Snals e Federazione Gilda-Unams/Snadir, i rappresentanti della politica e la stessa Conferenza Episcopale Italiana con l’obiettivo di intraprendere immediatamente un percorso legislativo che permetta ai 15.000 docenti di religione precari di essere immessi in ruolo attraverso una procedura straordinaria di assunzione che superi in modo definitivo e strutturale il problema del precariato dei docenti di religione.
In questo momento l’unica proposta (Pdl n.1606) presentata in Parlamento è quella dell’On. Flora Frate (M5S), che è la seguente:
- Una procedura concorsuale con la sola prova orale non selettiva sul modello di quelle previste per la scuola secondaria e per i diplomati magistrali, con successiva graduatoria ad esaurimento – assunzione sul 100%;
- La partecipazione al concorso riservata a tutti gli insegnanti di religione in possesso di idoneità all’insegnamento rilasciata dall’ordinario diocesano e con 36 mesi di servizio;
- La completa rideterminazione dell’organico fino al 90%;
- Concorso ordinario dal 2021.
Il Sen. Mario Pittoni (Lega) ha più volte espresso l’intenzione, e ultimamente l’ha ribadito il 28 marzo scorso, di voler presentare il seguente disegno di legge:
- Trasformazione in Gae (graduatoria ad esaurimento) della graduatoria del concorso 2004 – 25% dei posti;
- Concorso straordinario con la sola prova orale non selettiva sul modello di quelli previsti per la scuola secondaria e per i diplomati magistrali senza GAE (graduatoria ad esaurimento) – 25% dei posti;
- Organico invariato nella misura del 70% dei posti.
È chiaro che la proposta dell’On. Frate (M5S) è strutturata in modo tale da eliminare definitivamente il precariato di religione.
Invece la proposta del Sen. Pittoni è condivisibile soltanto a condizione che si introducano due elementi sostanziali: la graduatoria del concorso straordinario deve diventare GAE, cioè graduatoria ad esaurimento, e l’aumento della quota di organico dall’attuale 70% al 90%/96%.
I motivi sono alquanto ovvi: giusta la trasformazione della graduatoria del 2004 in GAE perché risolve il problema dei precari del concorso 2004, ma ricrea il problema dei precariato, vietando la formazione di una GAE del concorso straordinario.
Inoltre il mancato aumento dell’organico dal 70% al 90%/96% comporterà l’attivazione della procedura di assunzione 7, 5 e 15 posti nella scuola primaria e dell’infanzia, rispettivamente in Calabria, Campania e Sardegna; diversamente con l’aumento dell’organico al 90% si avrebbe un numero di posti – sempre nelle predette Regioni – di 130, 340, 120. Ma anche nelle Regioni del Nord i posti sarebbero più che raddoppiati.
Pertanto, è chiaro a tutti qual è in questo momento l’unica proposta capace di offrire una risposta efficace al problema del precariato di religione.
La necessità di arrivare a una soluzione definitiva e strutturale del precariato di religione ci ha visto impegnati a chiedere alla CEI un incontro tra CEI, Fgu/Snadir, e le altre Organizzazioni sindacali rappresentative. Nessuno degli attori coinvolti deve sottrarsi alle proprie responsabilità.
I concorsi ordinari annunciati dal Ministro Bussetti durante l’incontro dell’8 aprile scorso non sono una risposta al precariato. Una soluzione efficace e risolutiva per i precari di II e III fascia e per quelli di religione sarebbe soltanto l’avvio di una fase straordinaria transitoria.
La prospettiva evidenziata dal Ministro porterà soltanto ad un confronto duro con le organizzazioni sindacali, tra cui la FGU/Snadir, che sfocerà nello sciopero previsto per il 17 maggio.
Orazio Ruscica
Snadir - Professione i.r. - 14 aprile 2019, h.23.00