Odifreddi attacca gli insegnanti di religione: “Sono una spina nel fianco dello Stato laico”

Veniamo solo adesso a conoscenza delle imbarazzanti dichiarazioni di Piergiorgio Odifreddi, accademico e saggista, durante la trasmissione In onda, condotta da David Parenzo e Luca Telese e trasmessa il 16 luglio su La 7.

 

Esprimendosi sul ruolo della religione nella nostra Repubblica, Odifreddi si scaglia contro gli insegnanti di religione definendoli “una spina nel fianco dello Stato laico”. La motivazione? Secondo l’accademico, tali docenti non meriterebbero di insegnare nella scuola italiana, né di essere pagati dallo Stato italiano,  poiché la loro presenza non è giustificata dal conseguimento di lauree o diplomi, ma da una semplice raccomandazione da parte dei vescovi.

 

Di fronte a tali ingenuità e sciocchezze, non possiamo di certo rimanere in silenzio, e anzi, cogliamo l’occasione per ricordare a chi ancora una volta affronta la questione dell’Irc in maniera superficiale, che le attività in ordine all’insegnamento della religione cattolica rappresentano un momento puramente culturale e formativo.

 

In nessun modo viene violato il principio di laicità dello stato, poiché non si tratta di un’ora di catechesi, né di un’opera di indottrinamento. Quello che l’ora di religione si propone di essere all’interno della scuola italiana è piuttosto uno spazio di formazione culturale indispensabile per cogliere aspetti fondamentali della vita e delle tradizioni del nostro Paese e della nostra società.

 

L’Irc, in questo senso, è una disciplina che si inserisce nel quadro delle finalità della scuola ed è regolamentata insieme da Stato e Chiesa perché lo Stato non ha una competenza in campo religioso e, se vuole promuovere un insegnamento di carattere religioso, deve rivolgersi a chi è effettivamente competente in quel campo, ossia a docenti con un solido percorso di studio di livello universitario e post universitario (non certo sprovveduti raccomandati dallautorità religiosa di turno), quindi formati, preparati e attenti alle vite e alle storie dei nostri studenti.

 

Detto questo, è bene ricordare che l’insegnante di Religione Cattolica è, come tutti gli altri docenti, un dipendente del Ministero Istruzione Università Ricerca e, in quanto tale, percepisce proprio da questo ente il suo salario, in modo analogo a quanto avviene per i suoi colleghi.

 

È allora evidente che tale insegnamento esige una gestione da parte dello Stato comprensiva della retribuzione dei docenti che svolgono tale attività. Peraltro in ambito europeo la retribuzione dei docenti di religione è di competenza statale.

 

Ci auguriamo quindi che le sterili polemiche ideologiche e gli errori dovuti a una profonda disinformazione attorno a questa materia cessino in futuro e che si possa tornare a parlare solo dei contenuti culturali e formativi che questa disciplina vuole offrire agli alunni che di essa si avvalgono.


Orazio Ruscica

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