Lo Snadir a Corlazzoni: per favore, si dedichi ad altro e lasci stare l’Irc
Siamo alle solite. Ogni anno, in estate, leggiamo i soliti interventi a proposito dell’ora di religione. Ragioni trite e ritrite. C’è chi vorrebbe abolirla, chi non ne comprende la funzione, chi vorrebbe mandare tutti a casa, chi teme l’indottrinamento dei ragazzi e delle ragazze. C’è persino chi sputa bile per via dei “raccomandati della curia”.
 
Questa volta le critiche arrivano dalle pagine de “Il fatto quotidiano” in un articolo firmato dal giornalista e maestro Alex Corlazzoni. Scrive Corlazzoni: “Stiamo parlando di un’educazione introdotta nelle scuole più di cent’anni fa (e le altre materie invece?). […] Nel 2002 la società è cambiata. Nelle nostre classi non ci sono solo bambini figli di genitori di tradizione cattolica ma anche atei, agnostici, musulmani, ebrei, induisti, buddisti. Che senso ha parlare solo di religione cattolica? I tradizionalisti mi diranno che la religione cattolica fa parte del nostro patrimonio culturale, ed è vero, ma perché non studiare le religioni anziché una sola? Perché avere insegnanti che entrano in classe solo per parlare di cattolicesimo in un momento in cui solo la valorizzazione delle differenze può aiutarci a evitare futuri conflitti?”.
 
Corlazzoni è però, forse, rimasto indietro a quando era lui stesso a frequentare l’ora di religione a scuola. Se invece di sparare sentenze da sotto l’ombrellone si informasse su ciò che davvero è oggi l’ora di religione siamo certi che i toni e le parole da lui usate sarebbero molto diversi.
 
Chi frequenta oggi l’ora di religione sa bene che durante quest’ora gli studenti hanno la possibilità di conoscere bene  le  tradizioni,  la  cultura  e  la  religione  che  ha  segnato  le  radici  del nostro paese, anche in relazione alla storia dell’arte e della nostra letteratura, sempre con uno sguardo interreligioso e favorendo l’incontro con le altre  culture e le altre religioni (non a caso in molte realtà sono sorte felici collaborazioni con altre comunità religiose presenti sul territorio). 
 
L’ora di religione oggi offre agli alunni strumenti e contenuti per una riflessione critica sulla complessità dell’esistenza umana, anche e soprattutto nell’idea di un confronto tra il cristianesimo e altre religioni. Tolleranza e accoglienza sono le parole d’ordine di questo insegnamento. 
 
Che si smetta  dunque di equiparare  l’ora di religione a un’ora di catechesi, invece di considerarla per quello che è, ossia un’ora di formazione culturale indispensabile per cogliere aspetti fondamentali della vita, delle tradizioni del nostro Paese, di quell’insieme di regole, precetti e valori che appartengono alla nostra coscienza collettiva anche per poter meglio confrontarci con altre religioni e altri sistemi di significato, così da avere una visione sistematica della complessità dell’esistenza umana.
 
Ma le sciocchezze non finiscono qui. Continua Corlazzoni “È, inoltre, assurdo che nelle scuole arrivino a insegnare religione persone scelte dalle diocesi.”. A questo proposito, oltre a farci una risata, precisiamo ancora una volta che gli insegnanti di religione cattolica non sono stati immessi nei ruoli della scuola statale dal vescovo, bensì a seguito di regolare concorso bandito con decreto dirigenziale del 2 febbraio 2004 in attuazione della legge n.186 del 18 luglio 2003.
 
A Corlazzoni, invece, suggeriamo per le prossime vacanze di dedicarsi ad attività maggiormente ricreative. Un sudoku, per esempio.

Orazio Ruscica, Segretario nazionale Snadir
 
Snadir - Professione i.r. - 14 agosto 2021 - h.19,45
 
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