martedì 23 febbraio 2016
L’immaginario collettivo disegna un insegnante di religione pittoresco e un filo retrò. Un sacerdote in tonaca nera e aria ascetica, un’anziana signorina molto compunta, un simpatico giovanotto con la Bibbia sotto braccio.
di Veronica Migani, Dirigente Scolastico I.C. "G. Solari" di Albino (BG)
PARTE II
di Veronica Migani*
L’immaginario collettivo disegna un insegnante di religione pittoresco e un filo retrò. Un sacerdote in tonaca nera e aria ascetica, un’anziana signorina molto compunta, un simpatico giovanotto con la Bibbia sotto braccio. Ma qualunque sia il ritratto personale che ce ne facciamo, l’idea che accomuna tutti questi ipotetici docenti di religione è che siano agganciati a libroni polverosi o a svelte dispense colorate, da cui partire per interminabili lezioni frontali che accendono la discussione tra studenti con scambi verbali di opinioni e riflessioni. L’idea di un docente un po’ fuori moda e superato rischia tuttavia di diventare un cliché depotenziato dall’abuso, alimentato forse dalla disciplina stessa, così legata a documenti e a credenze che affondano le loro radici nel tempo e nella storia.
Nel mondo della scuola attuale, invece, si sta facendo strada il docente di religione “digitalizzato”: in genere è giovane, brillante, molto colto e competente, anche e non solo in teologia. Questo docente tutti i giorni si confronta con i nuovi giovani, i veri nativi digitali, che manipolano la tecnologia in scioltezza e vorrebbero spazi tecnologici anche a scuola. Nonostante la sfida dell’ora di religione cattolica rimanga la stessa di sempre, ovvero di fare «Cultura religiosa», oggi necessariamente si deve insegnare con una metodologia e un approccio diversi dal passato, grazie all’uso di tutti quegli strumenti che la tecnologia offre. La strada è quella dell’introduzione di una didattica interattiva e multicanale al passo con i tempi, in modo tale che l’incontro tra questi due mondi diventi proficuo e interessante grazie alla compatibilità del linguaggio e degli strumenti dell’uno e dell’altro universo, insieme con la consapevolezza del contesto nuovissimo in cui vivono gli studenti.
L’uso della tecnologia in classe è una risorsa preziosa non solo per i ragazzi ma anche per i docenti: è lo strumento per rimettersi in discussione e per costruire un rapporto significativo con gli studenti. Le ICT non hanno infatti un valore di per sé, ma lo assumono in funzione delle esigenze di coloro che le utilizzano e del contesto in cui vanno ad integrarsi. L’animatore digitale per l’IRC è colui che è in grado di dotarsi degli strumenti più adeguati per lavorare e che possiede le competenze per scegliere gli “attrezzi” più adatti: non esiste il mediatore perfetto, ma esistono risorse, strategie strumenti che, di volta in volta, si rendono più efficaci. A titolo di esempio, le lezioni di IRC possono essere progettate tramite lavori in aula o a casa con il pc, con il tablet, con il cellulare, con la LIM, con carta, penne, cartelloni…Si può proporre un brainstorming e costruirlo grazie alla LIM, sintetizzarlo grazie una tag cloud o trasformarlo in una mappa mentale. Si possono vedere spezzoni di video o immagini, fare visite virtuali con Google Earth, rielaborare i contenuti tramite la costruzione di fumetti digitali, fumetti animati, video, ebook, ipertesti, audiolibri. Per verificare un percorso svolto è possibile chiedere una rielaborazione personale che utilizza il linguaggio preferito: libri cartacei e libri digitali, documentari, pod cast, tg, presentazioni animate, video, canzoni, testi, giochi, quiz, cruciverba…
E’ dunque l’immenso mondo delle nuove possibilità espressive a dare fresca linfa alle lezioni di religione cattolica nelle scuole. La sostanza non cambia, ma il modo in cui si trasmette la cultura religiosa alle nuove generazioni ha trovato un veicolo formidabile in un linguaggio il più vicino possibile a quello dei giovani allievi.
* Dirigente Scolastico, Istituto Comprensivo "G. Solari" di Albino (BG)