UNA SENTENZA CHE PREMIA IL DISIMPEGNO DEGLI STUDENTI
assolutamente tutelare – cosa che hanno fatto la sezione terza del Tar Lazio e il Consiglio di Stato – il diritto degli studenti a vedere riconosciuto il profitto con cui hanno studiato e lavorato nel corso dell’anno scolastico, sia che si tratti di religione cattolica che di materia alternativa”
Una sentenza che premia il disimpegno degli studenti. La sezione terza “quater” del Tar Lazio, che annulla l’ordinanza dell’ex Ministro dell’Istruzione Fioroni, esclude l’insegnamento della religione cattolica dalla valutazione ai fini dell’attribuzione del credito scolastico.
Il tribunale amministrativo ha, infatti, accolto il ricorso presentato da 24 soggetti (associazioni di varia estrazione, laica e religiosa) per l'annullamento dell'ordinanza dell'allora ministro dell'Istruzione per gli esami di Stato 2007/2008. In particolare, la frequenza dell'ora di religione cattolica non concorrerà a "l'attribuzione del credito scolastico per gli esami di maturità" e "i docenti di religione cattolica" non potranno partecipare "a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento".
Un no deciso a questa sentenza viene dal sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione Snadir, che da anni porta avanti le rivendicazioni di questi lavoratori della scuola, sostenendo il valore fortemente culturale e non confessionale di tale disciplina. “L'insegnamento della religione cattolica - commenta il segretario nazionale dello Snadir, Orazio Ruscica - è facoltativo ma curriculare. Questo significa che i programmi sono definiti a livello ministeriale, le lezioni tenute da docenti di ruolo e in orario scolastico. La decisione della sezione “quater” del Tar disattende quanto la legge 121/1985 stabilisce riguardo l’insegnamento della religione cattolica. E cioè che tale insegnamento è impartito nel "quadro delle finalità della scuola" ed è "compreso tra gli altri insegnamenti del piano didattico, con pari dignità culturale". Si confonde il momento della SCELTA di avvalersi o meno dell'insegnamento della religione con quello della VALUTAZIONE del profitto con cui, chi HA SCELTO tale insegnamento, segue le lezioni. Quando uno studente ha deciso di avvalersi dell'insegnamento della religione, che è una materia scolastica con dignità formativa e culturale identica a quella delle altre materie, ha DIRITTO a vedersi riconosciuto l'impegno con cui frequenta le lezioni di religione e il profitto che ne trae (vedi sentenze Corte Costituzionale n.13 del 1991; Corte Costituzionale n.290 del 1992; Tar Lazio n.7101 del 15 settembre 2000)”.
Orazio Ruscica sottolinea inoltre come “a tale sezione non era bastata la bocciatura da parte del Consiglio di Stato che nel 2007, con ordinanza definiva, aveva respinto la sospensiva di questa sezione del Tar Lazio che ora pronuncia una sentenza che ha il sapore di una illogica ostinazione. Come molti ricorderanno, a seguito di un ricorso, la suddetta sezione del Tar Lazio, contraddicendo un’altra sezione (la terza bis) dello stesso Tar, sospese gli effetti della Ordinanza Ministeriale n.26 del 15 marzo scorso (commi 13 e 14 dell’art. 8) che confermava la valutazione dell’insegnamento della religione nella determinazione del credito scolastico. Il 12 giugno 2007 il Consiglio di Stato era entrato nel merito della questione ed aveva confermato la sua precedente decisione: l’insegnamento della religione concorre a pieno diritto alla determinazione del credito scolastico e, di conseguenza, fu riconfermata la validità e l’efficacia dei commi di cui sopra inseriti nell’O.M. n° 26 del 15 marzo 2007”.
Il testo dell’allora ministro Fioroni non fa altro che riprendere l’ordinanza n.128 del 1999 (quando era ministro della P.I. Berlinguer), in cui per la prima volta venne stabilito che avvalersi dell’insegnamento di religione cattolica concorreva alla possibilità di formare il credito. A differenza di allora, l’attuale ordinanza 28 del 2007 prevede che anche i non avvalentesi concorrano a crediti qualora seguano attività alternative, o facciano lo studio assistito.
Il segretario nazionale dello Snadir ritiene che questa sentenza avrà come conseguenza quella “di premiare e incentivare il disimpegno, penalizzando gli studenti che scelgono di seguire un percorso didattico che li porta a capire e comprendere come gli uomini hanno vissuto il loro rapporto con l’Altro e come tutto ciò ha lasciato un affascinante segno di presenza nella loro cultura”. Ruscica conclude ricordando che “il Consiglio di Stato ha definito il ricorso, che oggi la sezione “quater” ha sostenuto, privo di ‘sufficiente consistenza’”.
La sentenza, ed è bene ricordarlo, è del febbraio 2009, pubblicata il 17 luglio e pubblicizzata la vigilia di ferragosto, quando tutti sono in ferie. Anche questo deve far riflettere.
Lo Snadir, che ha a cuore il futuro degli studenti e la dignità professionale degli insegnanti, farà ricorso al Consiglio di Stato.
Emanuela Benvenuti
RADIO VATICANA: Orazio Ruscica segretario nazionale dello Snadir, il Sindacato Autonomo degli Insegnanti di Religione, ha annunciato che ricorrerà al Consiglio di Stato e ha ribadisce che la quarta sezione del Tribunale amministrativo del Lazio ha già provato a marginalizzare, in passato l’insegnamento della religione. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato (file audio)
Snadir - Professione i.r. - mercoledì 12 agosto 2009