Nuove indicazioni: vera riforma?
Chi come me, ha ormai alle spalle diversi lustri passati tra i banchi e le cattedre della scuola secondaria superiore italiana, ha attraversato per lo più indenne diversi progetti di riforma che, puntualmente, dopo aver provocato scossoni e, perché no, movimenti di protesta nella scuola primaria e secondaria di primo grado si sono inevitabilmente arenati alle porte della scuola superiore. Questo forse perché, consciamente o inconsciamente, anche il legislatore si rendeva conto che suddetta riforma prevedeva, da una parte una serie di risorse che nessun governo, di qualsivoglia parte politica, ha mai inteso fornire alla scuola pubblica, ma soprattutto perché qualunque riforma della scuola superiore mette in campo una vera e propria discussione sul modello di società che lo stato, o almeno il governo temporaneo della repubblica, vorrebbe produrre. E su questo credo che nessuno dei governi degli ultimi trenta anni abbia mai avuto una idea chiara, o perlomeno la volontà di discuterne.
Forse è per questo che la cosiddetta riforma Gelmini, che si presenta come una riorganizzazione della scuola pubblica e non come una riforma rischia da una parte di cambiare la scuola in profondità e dall’altra di arrivare in porto, escludendo i vari scogli che hanno affondato le altre. Non riesco a dire “perché ha evitato di incagliarsi nelle secche della discussione sul modello di società”, perché credo che un modello di società implicito, ma realmente soggiacente alla riforma ed esplicitato in diversi contesti sia ben presente. E se mi è consentito dire la mia: questo modello non mi piace; anzi potrei dire che è ciò che più è distante da me e dal mio modo di vedere la scuola, di qualsiasi modello sia stato proposto in precedenza.
Ciononostante occorre misurarsi con quello che si ha tra le mani e questo è ciò che il nostro tempo ci chiama a vivere. Nella fattispecie, per noi docenti di religione la cosa non è poi molto grave, dato che le nuove indicazioni che nel mese di agosto, con la puntualità della influenza invernale, sono arrivate alla nostra discussione sono veramente così nuove? Non credo!
Credo invece che molti tra di noi che hanno riflettuto sui propri itinerari di lavoro, sulla preparazione di unità di apprendimento (ormai le chiamo così senza che questo sottintenda una precisa pedagogia di riferimento), che si sono sforzati di essere inseriti in un contesto multidisciplinare e di partecipare alla vita del proprio istituto, senza essere né bigotti, né stupidamente asettici, di mantenersi al passo con le nuove didattiche e le nuove tecnologia non si spaventeranno certamente di fronte alle proposte delle nuove indicazioni.
Credo anzi di poter affermare, almeno conoscendo molti degli insegnanti di religione della Toscana (ma sono sicuro, per fede, anche nelle altre regioni) che forse l’unica categoria pronta a mettere in pratica la proposta delle nuove indicazioni sia proprio quella degli insegnanti di religione.
Questo perché a me pare che questo testo abbia a suo fondamento linee di riflessione che si possono riassumere in poche righe:
la volontà (già presente nelle vecchie matrici progettuali) di mettere in condizione, sia pure a diversi livelli, ogni alunno di poter rispondere alle domande fondamentali che possono essere rivolte a questa disciplina;
il preciso intento di porre l’insegnamento della religione cattolica come una delle componenti della scuola a pieno diritto ( a tal punto che, leggendo il profilo generale messo ad incipit del testo inviato, ci si potrebbe chiedere il senso della scelta del non avvalentesi, ma ormai questa è storia annosa e indissolubile), inserita nel profilo specifico di ogni tipo di scuola;
l’intenzione di far acquisire ad ogni studente le linee essenziali di pensiero che caratterizzano la religione cattolica nel presente evo della nostra storia, come una possibile risposta alle domande, alle ansie e alle inquietudini degli uomini di oggi, e una visione generale del mondo credibile e corretta dal punto di vista razionale.
E forse proprio qui si cela il difetto nascosto che,a mio avviso , si cela tra le righe di queste indicazioni.
Non credo che gli estensori del testo avessero questo in mente, ma credo che sia un rischio possibile che, ancora una volta conoscendo molti insegnanti di religione, sarà corso nelle aule dei nostri istituti: quello di presentare il cristianesimo come una risposta al problema del dolore, della morte, in una parola, come una soluzione ai problemi dell’uomo. Ecco, io credo che non sia così. Il cristianesimo, detto in questo modo, rischia di apparire come una banale consolazione, una risposta a domande che forse il nostro mondo non si pone nemmeno più, una religione ad uso e consumo delle nostre esigenze. In una parola si corre il rischio di tradire il senso autentico della salvezza: la religione come proposta di vita alta e significativa per tutto l’uomo, per la sua vita, per la sua salvezza, che non può trovare in sè, ma che può accogliere perché donata dal Cristo.
Se vogliamo poi trovare un secondo difetto (sempre a partire dal mio personale modo di pensare, ovviamente) mi pare che gli accenni ad una dimensione interreligiosa siano veramente scarsi: con le altre religioni rimane solo il confronto e la ovvia dimensione specifica da attribuire alla fede di Israele. Anche qui avrei preferito una proposta che mettesse maggiormente in evidenza la possibilità della ricerca della propria strada, fatta in compagnia del fratello che cerca le stesse risposte, ma che percorrere strade diverse, magari parallele. La risposta dell’insegnamento della religione cattolica è, nelle sue grandi linee, già pronta, ma può essere declinata in diversi modi, uno dei quali è quello di mostrare come la proposta cristiana, al di là delle differenze che la distinguono dalle altre, sia antropologicamente significativa, che tende a realizzare l’uomo, non a distruggerlo o a negarlo. Per cui una proposta che può essere presentata e discussa anche in compagnia di chi non crede o magari professa fedi diverse. Credo che questa sia la logica dell’incarnazione: non quella del giudizio sul mondo, ma quella del Padre che ha così tanto amato il mondo da mandare il suo figlio unigenito.
Sicuramente mi si accuserà di aver volato troppo alto, di aver visto cose che in una banale circolare non sono certamente presenti, di voler teologizzare tutto; ma che volete? Insegno religione!
- Circolare Ministeriale n. 70 - MIURAOODGOS prot. n.5826 /R.U./U del 3 agosto 2010. Indicazioni per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole secondarie superiori
- Allegato alla C.M. n.70 del 3 agosto 2010. Indicazioni per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole secondarie superiori
Snadir - Professione i.r. - 20 agosto 2010