Un Piano per il Digitale nella scuola italiana

Un Piano per il Digitale nella scuola italiana

 

Martedì 27 ottobre 2015 è stato presentato dal Ministro dell'Istruzione un documento generale di indirizzo del percorso di innovazione e digitalizzazione delle scuole. Si tratta del Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD). Il PNSD è collegato con la Legge 107/2015 e con i Fondi Strutturali Europei (PON 2014-2020): le azioni previste sono finanziate per un totale di un miliardo di euro. In sintesi si punta a introdurre in modo massiccio le tecnologie nelle scuole, a diffondere l’idea di apprendimento permanente (life-long learning) ed estendere il concetto di scuola dal luogo fisico a spazi di apprendimento aumentati dal digitale.
All'inizio, il PNSD passa in rassegna quanto è già stato fatto dal 2007 ad oggi per digitalizzare la scuola. Si ricordano le LIM, le Classi e le Scuole 2.0, l'Editoria Digitale, la dematerializzazione dei servizi (siti, registri elettronici, iscrizioni on-line e libri digitali) e le dotazioni tecnologiche, sia infrastrutturali sia di devices nelle aule. Dopo aver osservato che molto resta ancora da fare, il PNSD si concentra sulle proposte da qui al 2020.
Innanzitutto gli strumenti: occorre l'infrastruttura di rete, così che ogni scuola possa essere raggiunta da fibra ottica, o da una connessione in banda larga, sufficientemente veloce per l’uso di soluzioni Cloud nella didattica, di modalità di apprendimento multimediali, per l'uso di devices personali degli alunni.
L'intenzione di potenziare una volta per tutte l'infrastruttura di rete, che ancora ci colloca tra gli ultimi paesi in una graduatoria sull'uso di internet, non solo europea, è evidenziata dalla proposta del Canone di connettività che impegna 10 milioni di euro/anno dal 2016 e che garantisca il pagamento della connessione di rete a tutte le scuole.
E poi gli ambienti di apprendimento. Secondo il PNSD, lo spazio deve cambiare in funzione della didattica, una didattica e un apprendimento sempre più mediati dal digitale. Si pensa ad una didattica prevalentemente laboratoriale e che utilizzi tutti gli strumenti a disposizione quali: aule aumentate dalle tecnologie, ambienti anche rivoluzionati negli arredi, flessibili e modificabili a seconda dei compiti da svolgere, possibilità di postazioni digitali per la fruizione collettiva come lim e schermi interattivi e fruizione individuale come computer portatili, tablet e dispositivi in mobilità. Si prevedono anche spazi alternativi per l’apprendimento, aule più grandi, in grado di accogliere più classi, o gruppi-classe in plenaria; laboratori mobili, dispositivi in carrelli e box a disposizione di tutta la scuola. Per questo aspetto degli ambienti si fa riferimento diretto al PON 2014-2020 attivo in questi giorni che prevede uno stanziamento di 140 milioni di euro.
Il PNSD investe poi nel BYOD, acronimo di Bring Your Own Device, cioè l’utilizzo di dispositivi elettronici personali durante le attività didattiche. Si prevede un piano per i laboratori territoriali, atelier creativi per le competenze di base del primo ciclo, laboratori professionalizzanti in chiave digitale, attività per i Neet, School Friendly e Fab Lab.
Si indicano anche stanziamenti ordinari per la cartà d'identità digitale di ogni studente e docente, un sistema di identificazione unica del sistema informativo del MIUr per razionalizzare accessi autenticazioni.
Anche l'amministrazione scolastica sarà migliorata dal digitale, dematerializzazione contratti e cartacei, fatturazione, dati digitali, materiali digitali autoprodotti e, ovviamente, registro elettronico da estendere al 100% delle scuole.
Ma il PNSD non parla solo degli investimenti tecnologici, sarebbe riduttivo inserire tecnologia nella scuola senza una didattica adeguata. Pertanto ecco la grande sfida dei prossimi anni: passare dalle materie e dalla didattica tradizionale, prevalentemente trasmissiva, ad una didattica attiva e centrata soprattutto sulle competenze. Il PNSD si concentra sulle competenze digitali.
Innanzitutto la mappatura, con riferimenti europei compresi in 5 aree, quali: Informazione, Comunicazione, Creazione di contenuti, Sicurezza e Problem Solving. Per questo si prospetteranno scenari innovativi per lo sviluppo di competenze digitali con l'esborso di 1,5 milioni di euro come, tra l'altro, diffondere il pensiero computazionale nella scuola primaria e l'aggiornamento del curricolo di tecnologia nella secondaria di primo grado. Il PNSD si propone anche di sviluppare l'imprenditorialità  e le carriere digitali nel settore Tech, portando la scuola fuori dalle aule con l'alternanza scuola-lavoro e promuovere l'autoproduzione di contenuti didattici.
E poi il grande ambito della formazione. Non è possibile l'innovazione didattica e organizzativa senza la formazione in servizio del personale della scuola. 10 milioni di euro all'anno saranno destinati alla formazione in rete, nell'ambito dei 300 snodi formativi, di tutta la scuola: dai dirigenti scolastici, direttori amministrativi fino ai docenti.
Infine, forse l'elemento più concreto e personale, il PNSD prospetta una nuova figura di "animatore digitale" che sarà inserita in tutte le scuole. Un docente cioè che in sinergia con DS e DSGA rivestirà un ruolo strategico per l'innovazione. Con i 1000 euro all'anno (76 euro mensili) assegnati ad ogni istituzione scolastica, l'animatore digitale dovrà agire nell'ambito della formazione interna del personale, del coinvolgimento della scuola e nella creazione si soluzioni innovative col digitale.
 
Giovanni Benetti
 

Snadir - Professione i.r. - 2 novembre 2015

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