La svolta: adesso

La svolta: adesso

 

Le priorità della scuola sono sempre le stesse: miglioramento del sistema scolastico, mobilità, assunzione in ruolo, sviluppo dell’offerta formativa e così via. Ogni anno, però, il MIUR è impegnato in un modo o in un altro nella risoluzione di emergenze che a vario titolo sono per antonomasia prioritarie.
Negli ultimi 5 anni il Governo – prima con il Ministro Profumo nel 2012 e successivamente nel 2016 con il Ministro Giannini – ha regolato con la legge 107/2015 l’accesso ai ruoli a tempo indeterminato del personale docente della scuola, stabilendo che tale accesso si verificasse attraverso concorsi pubblici nazionali e grazie a procedure assunzionali atte a debellare permanentemente il precariato scolastico. Impresa che possiamo definire fallita, frutto di una propaganda politica che ha portato sì all’assunzione di circa 130 mila docenti, ma che ne ha lasciato altrettanti fuori. È quello che è successo ad esempio alle maestre della scuola dell’infanzia e al personale educativo e ATA, che hanno comunque – anche se in minima parte – visto l’assunzione di diverse centinaia di colleghi. Chi sono allora i veri esclusi dalla Legge 107/2015? Non abbiamo dubbi: i docenti di religione.
Lo  scorso 8 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato in modo definitivo le leggi delega della riforma, prevedendo – con l’atto 377 – la semplificazione del sistema di formazione e accesso ai ruoli di docente nella scuola secondaria. Nella stessa legge sono previsti l’espletamento di concorsi con scadenza biennale per l’accesso ai ruoli e l’immediato inserimento in ruolo dei docenti con 36 mesi di servizio attingendo, oltre che dalle GaE, anche dalle graduatorie di merito del concorso del 2016 e dalle graduatorie di Istituto di II fascia.
A proposito di tali assunzioni il Ministro Padoan nel question time del 19 aprile affermava che il numero di docenti da stabilizzare potrà essere individuato solo sulla base di informazioni puntuali sullo stato giuridico-amministrativo, considerando il costo annuale unitario medio lordo e tenendo presente la tredicesima mensilità, l’onere connesso alla ricostruzione e progressione di carriera e le risorse stanziate nella legge di bilancio 2017. La posizione di Padoan – ma anche quella dello stesso Governo e del MIUR – ci risulta alquanto miope, in quanto non considera all’interno del comparto scuola una categoria di docenti quali gli insegnanti di religione cattolica, dimenticando di adempiere a quanto previsto dalla legge 186/2003.
La miopia è ancora più evidente quando si pensa che l’assunzione degli insegnanti di religione, diversamente dai docenti su posti comuni, è a costo zero per lo stato. Infatti, in virtù della legge 312/1980 art. 53, gli I.d.R., sin dal terzo anno di incarico, sono beneficiari di aumenti biennali (un aumento pari al 2,5% dello stipendio e dell’indennità integrativa speciale) e dal quinto anno, se ricorrono le condizioni (18 ore nella scuola secondaria e almeno 12 ore nell’infanzia/primaria) possono beneficiare della ricostruzione e progressione di carriera, che equipara economicamente e anche per il regime delle assenze gli incaricati annuali ai docenti a tempo indeterminato. Lo “stato giuridico-amministrativo” dunque è chiaro e perfettamente rientrante nell’ottica di risparmio del Ministro Padoan, che ha come punto fermo quello di non creare sforamenti di bilancio.
L’assunzione dei docenti di religione dovrebbe allora essere immediata perché non comporta costi. E potrebbe addirittura determinarsi un risparmio immediato poiché attraverso l’assunzione in ruolo gli stessi docenti sono soggetti a una nuova ricostruzione di carriera, secondo quanto stabilito nel D.P.R. 399/1988 al comma 4, e pertanto ad un allungamento della progressione di carriera che porterebbe un risparmio considerevole quantificabile in circa 15 milioni di euro (1).
Domandiamo allora al Governo e al Ministero: se non ora, quando? A quale altra priorità dovranno lasciare il passo i docenti di religione cattolica? Bisognerà attendere ancora una volta che si vada alle elezioni e si formi un nuovo governo? Di fronte ad un reale risparmio  del governo, attraverso il normale adempimento della legge, quale altro rinvio dovranno aspettarsi i precari docenti di religione?
La realtà è che ci sarà sempre qualcosa che occorre fare per il Paese. Ma, insieme a tutto il resto, bisogna risolvere con particolare rilevanza e urgenza le problematiche legate all’assunzione dei docenti di religione.  Ribadiamo quanto più volte abbiamo detto: è possibile e doveroso da parte dello Stato riconoscere agli insegnanti di religione una parità di trattamento rispetto ai loro colleghi, restituendo loro la giusta dignità professionale e smettendo di considerare l’insegnamento di religione un corpo estraneo della scuola come è stato fatto finora.
 
Orazio Ruscica 
 
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