UNA LEGGE
GIUSTA ED EQUA
di Valentina Aprea*
In questi giorni si è concluso un lungo iter di
approvazione di una legge che riconosce a voi insegnanti
di religione cattolica della nostra scuola il primo e fondamentale
diritto di ogni lavoratore, vale a dire uno stato giuridico
di riferimento. Per questo motivo, esprimo grande soddisfazione,
come donna di scuola, come deputata di un Movimento politico
che ha posto questo obiettivo nel Programma elettorale,
ma anche e soprattutto come Sottosegretario al Ministero
dell'Istruzione. Quest'ultimo ruolo, infatti, mi ha offerto
in questa legislatura l'opportunità di predisporre
e seguire nei vari passaggi parlamentari il testo ora diventato
legge.
On. Valentina Aprea, sottosegretario
al M.I.U.R.
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Il provvedimento recupera un vistoso ritardo nell'adeguamento
del nostro ordinamento a quanto previsto fin dal 1984 dall'Intesa
tra lo Stato italiano e la Conferenza Episcopale Italiana.
Come a voi noto, infatti, la norma pattizia conteneva "l'intento
dello Stato di dare una nuova disciplina dello stato giuridico
degli insegnanti di religione". In assenza di questa
cornice giuridica, si è proceduto sino ad oggi attraverso
una serie di accordi tra autorità ecclesiastica e
amministrazione scolastica. Gli stessi hanno certamente
garantito l'insegnamento della religione cattolica, ma hanno
anche determinato situazioni di incertezza degli insegnanti
che accettavano di svolgere questo incarico.
Che il problema fosse reale e unanimemente avvertito è
dimostrato dal fatto che in questi decenni sono state presentate
in Parlamento numerose proposte di legge su questo tema.
La complessità oggettiva dei problemi da affrontare
da una parte, ma anche il pregiudizio ideologico ancora
persistente rispetto alla doppia natura dell'incarico degli
insegnanti di religione (ecclesiale e statale), non hanno
consentito prima d'ora di raggiungere l'obiettivo sperato.
Sono convinta che in questa legislatura ci siamo riusciti
anche e soprattutto perché il disegno di legge approvato
è stato di iniziativa governativa. Sebbene vi fossero
infatti molte altre proposte di legge anche in questa legislatura,
la "spinta" governativa e la previsione della
copertura finanziaria hanno garantito un iter regolare e
in molti casi accelerato del progetto.
Certamente non è stato facile trovare il giusto equilibrio
tra le norme pattizie e i diritti e doveri degli insegnanti
della scuola italiana. Eppure, credo che possiamo oggi dire
di essere riusciti a trovare una più che soddisfacente
soluzione a tutti i nodi che in modo diretto o indiretto
rimandavano allo stato giuridico: determinazione delle dotazioni
organiche (art. 2), modalità di reclutamento, titoli
di accesso, assegnazione delle sedi (art. 3), forme di mobilità
(art. 4).
L'art. 5 infine tiene conto, in sede di prima applicazione,
soprattutto dell'esperienza di servizio maturata in questi
anni e configura per questo una modalità concorsuale
centrata prevalentemente sulla valorizzazione di tale esperienza,
e sulla certezza della stabilizzazione del posto in virtù
della stessa.
L'approvazione della legge non esaurisce tuttavia l'agenda
dei lavori; come tutte le tappe, anche quelle decisive,
mentre pongono un punto fermo imprescindibile per le azioni
future, rilanciano l'impegno e l'azione verso la realizzazione
compiuta dei principi affermati.
Nel nostro caso, il primo obiettivo sarà quello di
curare speditamente l'indizione del primo concorso.
Con questa legge e le azioni conseguenti, di fatto vogliamo
dimostrare che non solo abbiamo sempre creduto e crediamo
nella pari dignità professionale di tutti gli insegnanti,
ma soprattutto che intendiamo investire sugli insegnanti
di religione cattolica sia dal punto di vista giuridico
che professionale.
* Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca