UNA VICENDA LUNGA 17 ANNI


UNA VICENDA LUNGA 17 ANNI
di Giuseppe Gambale*

La recente approvazione definitiva da parte del Parlamento della legge che prevede il riconoscimento dello stato giuridico agli insegnanti di religione cattolica, mette fine ad una vicenda durata oltre 17 anni. Era infatti il 1985, quando dopo il nuovo Concordato tra Chiesa Cattolica e Italia, veniva sancita la cosiddetta Intesa in cui si stabilivano, tra le altre cose, anche i titoli necessari per l'insegnamento e lo Stato Italiano si impegnava a riconoscere piena legittimita', quindi anche attraverso il ricoscimento del ruolo a questi insegnanti. Questa vicenda ha attraversato la prima Repubblica, la lunga transizione italiana, governi del polo e dell'Ulivo e solo ora finalmente trova il suo giusto compimento.

On. Giuseppe Gambale

Nella precedente legislatura, ho ricoperto il ruolo di sottosegretario alla Pubblica Istruzione e tra le deleghe che Berlinguer prima e De Mauro dopo mi conferirono c'era anche esplicitamente questa: "problematiche inerenti il riconoscimento dello stato giuridico agli insegnanti di religione cattolica". E devo rivendicare con orgoglio, che pur tra mille difficolta' e contraddizioni, riuscimmo ad approvare almeno al Senato, un testo che per la prima volta sanciva il "ruolo" per gli IRC. Quel testo andava certamente migliorato e voglio ricordare l'impegno dell'on. Stelluti, che in commissione lavoro alla Camera nella scorsa legislatura, puntava ad affrontare il problema nel modo giusto. E cioe' dal punto di vista lavorista: questa legge infatti non entra nel merito dell'insegnamento della religione, ma a normativa concordataria vigente, riconosce dei necessari diritti a insegnanti, che finora, nonostante l'Intesa, sono stati sempre discriminati. In questa legislatura il mio impegno e' diventato l'impegno della Margerita: abbiamo collaborato con il Governo a migliorare il testo e a farlo approvare con una larga maggioranza in Parlamento. Credo che la soluzione del corso-concorso per l'immissione in ruolo e la mobilita' cosi concepita in caso di revoca, rendono questa legge una buona legge, che riconosce i diritti degli IRC, senza intaccare i diritti degli altri docenti. Ho sentito in Aula, in occasione del dibattito, le stesse nefandezze dette anche nella passata legislatura, da chi non conoscendo le norme e la legge stessa, si e' avventurato per puro pregiudizio ideologico, in giudizi di incostituzionalita' e confondendo tragicamente il livello del dibattito sull'insegnamento della religione, con quello sui diritti degli insgnanti. Devo dire, che nonostante sembriamo un Paese maturo, a volte alcuni argomenti scatenano la furia di una trasversalita' laicista, che fa spavento.

Comunque mentre esprimiamo la grande soddisfazione per il risultato raggiunto, credo che insieme dobbiamo affrontare da subito, quando il ferro e' ancora caldo, come si dice, anche altri temi. Uno fondamentale, secondo me, e' l'equipollenza tra titoli ecclesiastici e titoli accademici. E' vero che oggi, le Universita', nella loro autonomia, possono gia' fare tanto, ma e' ancora una reala' lasciata alla libera iniziativa. Serve qualcosa di piu'. Serve un'iniziativa legislativa e di modifica anche concordataria per arrivare amche a questo risultato. Penso che se ci lavoreremo insieme ce la possiamo fare. Ho avuto modo di verificare in questi anni la forza, l’impegno, la capacita' di mobilitazione dello SNADIR, che ha fatto sentire la sua voce fino nelle piu' alte Istituzioni. Continuiamo insieme il nostro impegno!

* Sottosegretario M.P.I. - XIII Legislatura

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