Passa al Senato il disegno di legge sull’autonomia differenziata, bocciato invece il DdL di iniziativa popolare che irrobustiva l’unità della Repubblica
C’è un sentimento di grande disappunto di fronte all’approvazione in Senato del disegno di legge sull’autonomia differenziata con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti. Il provvedimento passerà ora all’esame della Camera prima della sua malaugurata approvazione definitiva.
La legge voluta dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, attua quanto previsto dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione che attribuisce alle regioni forme e condizioni particolari di autonomia in 23 materie, tra cui la scuola. Il che significa allargare ancora di più la forbice dell’Istruzione nel Paese fra chi è già avanti e chi arranca indietro. E a poco valgono i LEP se non supportati da una gabbia di garanzia vera di cui attualmente difettano
Un inno al regionalismo impazzito le cui conseguenze sono già ben visibili nella sanità. Lo stesso avverrà con la scuola: con uno smantellamento della scuola statale a favore delle scuole private, ossia a favore di scuole e istituti riservati. Un altro regalo di cui nessuno (tranne pochi) avvertivano il bisogno, a chi può permettersi rette da migliaia di euro, con ovvie conseguenze sul livello sociale e culturale delle nuove generazioni, a vantaggio di qualcuno, contro tutti gli altri e un colpo di maglio inferto sulla nostra stessa democrazia.
Fgu/Snadir, sostenendo la raccolta delle oltre 100.000 firme nella petizione promossa dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e che, quantomeno, è riuscita a fare in modo che il parlamento non fosse totalmente esautorato da un momento così importante, ha palesemente mostrato la sua contrarietà ad un’autonomia che differenzia l’Italia tra chi può e chi non potrà. Tale petizione è stata incardinata al Senato nel disegno di legge n.764 di iniziativa popolare. La maggioranza ha bocciato il predetto DdL che assicurava la possibilità di un’autonomia differenziata soggetta a referendum popolare e che impediva di spaccare l’unità del Paese.
Non vogliamo assolutamente che la regionalizzazione della scuola porti ad uno stravolgimento del sistema scolastico unitario perché a farne le spese sarebbero prima di tutti i ragazzi e le ragazze che hanno il sacrosanto diritto di divenire cittadini consapevoli e dunque liberi e che questo diritto lo vedono calpestato da questa riforma.
Non solo: la regionalizzazione della scuola comporta concorsi basati sull'autonomia delle regioni, una dirigenza scolastica regionalizzata, contratti regionali, stipendi diversificati in base al territorio, limitazioni alla negoziazione sindacale e altro ancora. Questa è una minaccia al nostro sistema nazionale di istruzione, portando a differenze significative tra regioni in termini di inquadramenti contrattuali, retribuzioni, reclutamento e percorsi educativi.