Ottomila Docenti di Religione Cattolica incontrano Sua Santità Benedetto XVI

Ottomila Docenti di Religione Cattolica incontrano Sua Santità Benedetto XVI
(Aula Nervi, 25 aprile 2009)
Roma


      Evento unico e straordinario, quello di sabato 25 aprile a Roma, nell’aula Nervi, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato una “numerosa e vivace Assemblea”(Sue testuali parole) di 8.000 docenti di Religione Cattolica provenienti da tutta Italia, compreso l’Abruzzo (rappresentato da Don Renzo, Direttore dell’Ufficio Scuola de L’Aquila, a cui va ancora la nostra solidarietà e il nostro affetto).
      L’evento -  preceduto da un congresso dal titolo “Io non mi vergogno del Vangelo” (Rm 1,16) - ha visto la partecipazione di molti uomini di cultura e autorità ecclesiastiche, quali il Cardinale Bagnasco e Monsignor Crociata, nonché autorità politiche quali il Ministro Maria Stella Gelmini e il Sindaco di Roma Alemanno.
      Un grazie di cuore va al responsabile del Servizio Nazionale per l’IRC, don Vincenzo Annicchiarico, per la sua determinazione: nessuno mai prima di lui ci aveva dato questa opportunità.
      L’iniziativa è stata promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, ufficio per l'insegnamento della Religione Cattolica e Servizio Nazionale Progetto Culturale, in collaborazione con il Comune di Roma, che ha patrocinato e sostenuto l'evento.
      Il Pontefice, dopo un breve saluto, si è addentrato sulla finalità dell’insegnamento della Religione Cattolica e sull’importanza nella formazione dell’uomo, ricordando con forza che la dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita. “La dimensione religiosa non è una sovrastruttura; essa è parte integrante della persona, sin dalla primissima infanzia; è apertura fondamentale all'alterità e al mistero che presiede ogni relazione ed ogni incontro tra gli esseri umani. La dimensione religiosa rende l'uomo più uomo”.
      Quanti vedono nell’IRC il nemico numero uno della laicità dello Stato non hanno mai capito o, voluto capire che, come dice bene il Papa, “Grazie all'insegnamento della religione cattolica, la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità, nei quali, decifrando l'apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro”.
      Questo evento, collocato all’interno dell’anno paolino, assume un carattere del tutto singolare poiché l’accostamento dell’idr al discepolo dei “gentili”, il discepolo umile e fedele, il coraggioso annunciatore, il geniale mediatore della Rivelazione ci invita a guardare queste caratteristiche, per alimentare la nostra stessa identità di educatori e di testimoni nel mondo della scuola.
       Oltre al dovere della competenza umana, culturale e didattica propria di ogni docente, è fondamentale far trasparire che quel Dio di cui parliamo nelle aule scolastiche, costituisce il riferimento essenziale della nostra vita. “Lungi dal costituire un'interferenza o una limitazione della libertà, la vostra presenza è anzi un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto reciproco e sul dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno”.
      Ecco perché siamo insegnanti tra gli insegnanti e con gli insegnanti al servizio del bene comune di tutti. Anche del non cattolico. Dell’uomo e della donna! Il Pontefice ci ricorda che il nostro servizio si colloca proprio in questo fondamentale crocevia nel quale, senza improprie invasioni o confusione di ruoli, si incontrano l'universale tensione verso la verità e la bimillenaria testimonianza offerta dai credenti nella luce della fede, le straordinarie vette di conoscenza e di arte guadagnate dallo spirito umano e la fecondità del messaggio cristiano che così profondamente innerva la cultura e la vita del popolo italiano.
      Per coloro che seguono e ascoltano le parole del Santo Padre Benedetto XVI, non diventa difficile capire quanto Gli stia a cuore “l’educazione”. Egli stesso, in apertura del Suo discorso, fa riferimento al Convegno di Verona del 2006, dove ebbe modo di toccare la "questione fondamentale e decisiva" dell'educazione, indicando l'esigenza di "allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell'intrinseca unità che le tiene insieme" (Discorso del 19 ottobre 2006: Insegnamenti di Benedetto XVI, II, 2 [2006], 473; 471).
      E, ancora, ha condiviso con noi tutti che - con la piena e riconosciuta dignità scolastica del nostro insegnamento - contribuiamo, da una parte, a dare un'anima alla scuola e, dall'altra, ad assicurare alla fede cristiana piena cittadinanza nei luoghi dell'educazione e della cultura in generale. L’altissimo numero di coloro che scelgono di avvalersi di questa disciplina, dice il Papa, è inoltre il segno del valore insostituibile che essa riveste nel percorso formativo e un indice degli elevati livelli di qualità che ha raggiunto.


Maricilla Cappai

Snadir - Professione i.r. - lunedì 27 aprile 2009

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