#labuonascuola dei #148.000docentidaassumere esige che vengano assunti anche #i5321docentidireligione
#labuonascuola dei #148.000docentidaassumere esige che vengano assunti anche #i5321docentidireligione
Il piano di assunzione al 1° settembre 2015 deve poter contare, oltre ai 148.000 docenti di altre discipline, anche i 2.778 docenti di religione presenti nella graduatoria del concorso svoltosi nel 2004
Dopo annunci e rettifiche, finalmente abbiamo un documento che descrive la scuola che il Governo Renzi vuole attuare.
Diciamo subito che il piano di assunzione dei 148.100 docenti ci trova molto d’accordo; l’assunzione in ruolo al 1° settembre 2015 di tutto il personale che si trova nelle graduatorie ad esaurimento e di quello presente nelle graduatorie a seguito del concorso bandito da Profumo, nonché l’indizione di nuovi concorsi per l’assunzione in ruolo nel triennio 2016/2019 di altri 40.000 docenti al fine di coprire il turnover è un investimento per il futuro del nostro Paese che cambia certamente verso alle politiche scolastiche fin qui adottate, cioè quello di ritenerle un capitolo di bilancio qualsiasi. Adesso sembra che la scuola abbia un’attenzione particolare e che per Renzi il sapere e la sua diffusione democratica siano di vitale importanza per il futuro della nostra società civile. Nel piano di assunzione occorre certamente tener presente la necessità di ripristinare l’organico dei posti di ruolo (il 70%) previsto della legge 186/2003 per l’insegnamento della religione. Pertanto il piano di assunzione al 1° settembre 2015 deve poter contare, altre ai 148.000 docenti di altre discipline, anche i 2.778 docenti di religione presenti nella graduatoria del concorso svoltosi nel 2004. Altresì riteniamo corretto che i 2.543 posti vacanti per l’insegnamento della religione, derivanti dai pensionamenti registratisi dal 2008 ad oggi e da quelli che si realizzeranno nei prossimi tre anni debbano essere messi a disposizione del nuovo concorso.
Diversamente, azzerare tutte le graduatorie precedenti (GAE e ultimi concorsi), bandire un nuovo concorso per gli altri docenti e non utilizzare anche per i docenti di religione tale modalità di superamento del precariato sarebbe una palese ingiustizia nei confronti di una categoria di docenti che offrono una prassi di insegnamento altamente qualificata agli studenti e promuovono da tempo la propria formazione professionale. Pertanto, nessuna obiezione potrà essere sollevata per negare al docente di religione, che è un lavoratore della scuola al pari dei docenti di altre discipline,“un percorso professionale stabile e sereno” che metta fine alla propria condizione di precariato.
Altri temi presenti nel documento sulla scuola necessitano di approfondimenti e sono una buona base su cui discutere, ma certamente occorre tener presente che lo stato giuridico del personale docente è materia contrattuale (es. orario di lavoro, formazione in servizio, trattamento economico), da affrontare quanto prima. Non condividiamo l’idea di bloccare gli scatti stipendiali e di utilizzare le risorse derivanti da questi tagli economici per “premiare” un terzo dei docenti e lasciare il livello dello stipendio sempre al di sotto di quelli europei. Sarebbe, invece, cosa diversa assicurare a tutti l’attuale progressione economica (magari rinnovando il contratto con incrementi retributivi) e aggiungere altri benefici economici per lo svolgimento “di ore e attività aggiuntive ovvero progetti legati alle funzioni obiettivo o per competenze specifiche”.
Su questi temi contrattuali e su altri presenti nel documento vogliamo discutere serenamente per dare il nostro contributo al miglioramento della qualità della scuola italiana; desideriamo però – e siamo fortemente impegnati in questa battaglia - che anche i precari docenti di religione abbiano presto una risposta positiva alle loro legittime aspettative lavorative.
Orazio Ruscica
Snadir - Professione i.r. - 5 settembre 2014