Intravaia, tra insipido “sapere”, vecchi dati e fantaprevisioni
Intravaia, tra insipido “sapere”, vecchi dati e fantaprevisioni
Ogni anno, puntuale come l’Imu (ex Ici), si presenta ai lettori di Repubblica il solito e trito articolo di Intravaia che presenta il vecchio postulato - non verificato e non sostenuto da dati reali – che i docenti di religione aumentano e, invece, gli altri docenti diminuiscono.
Prediamo atto che Intravaia usa le stesse “competenze” della Gelmini, la quale - a seguito dell’aumento del numero degli studenti per classe e, quindi, dell’ovvia diminuzione delle classi - si affrettò a rassicurare (non so chi?) che i docenti di religione non sarebbero stati toccati della predetta norma. A tutti è chiaro che diminuendo le classi, diminuiscono le ore di religione. Sembra che questa semplice considerazione che tiene conto di due operazioni elementari, per qualcuno sia di difficile approccio. Certo si tratta di una dichiarazione che non è all’altezza della “scoperta” del tunnel che collega Ginevra al Gran Sasso d’Italia e delle “pillole del sapere” (al costo di 20.000/30.000 ciascuno), ma ….
Torniamo all’Intravaia. Afferma con una sicurezza che rasenta l’atteggiamento saccente , che i docenti di religione curano la fede. Evidentemente, anche lui - come già il Ministro Profumo - non ha letto le Indicazioni nazionali, l’art. 9 della legge 121/1985 e neppure la sentenza della Corte costituzionale n. 203/1989 dove affermano in modo chiaro che l’insegnamento della religione è impartito nella scuola, secondo le finalità della stessa, perché è riconosciuto il valore della cultura religiosa e perché i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. La Corte, inoltre, afferma, che tale insegnamento è coerente con la forma di Stato laico della Repubblica italiana. Pertanto, è chiaro che i docenti di religione, impartendo l’insegnamento della religione secondo le finalità della scuola, presentano un insegnamento che attraverso lo “scuotimento” delle argomentazioni giunge a dimostrazioni democraticamente accettabili, aiuta gli studenti a raggiungere una padronanza di un sapere che non è meno importante della filosofia e della scienza, e che si chiama religione.
Uno dei tanti errati dati nell’articolo di Intravaia è il seguente: “In due anni, dal 2008 al 2010, il numero dei docenti di religione è calato del 3,5 per cento mentre la spesa è cresciuta di oltre 30 milioni: più 7 per cento” e poi prosegue con un condizionale (che lo salva) che “oggi potrebbero aver superato le 28 mila unità”. Un problema di questo tenore gli alunni di scuola elementare li farebbe sorridere per l’abbagliante incongruità. Diciamo che è una frase “creativa”….. Precisiamo che i docenti di religione nel 2008 erano 25.931 e nel 2012 sono stati 26.035; pertanto è chiaro che sono “aumentati” in questi quattro anni di ben 104 unità. Effettivamente c’è da rimanere sbalorditi per l’incremento considerevole (sic!), cioè ben lo 0,4 per cento!. Inoltre le nostre stime - basate su dati veri e reali - purtroppo danno per l’anno in corso una diminuzione dell’1,04 per cento.
Infine, il solito tediante dato che si riferisce agli studenti che non si avvalgono. Sarebbe stato più onesto esporre che ben 1.373.831 studenti su 1.373.831 scelgono con competenza di seguire un insegnamento che, svolto dai docenti di religione secondo uno studio razionale e condotto a livello di razionalità pedagogica, offre agli studenti “contenuti e strumenti per una riflessione sistematica sulla complessità dell'esistenza umana nel confronto aperto fra cristianesimo e altre religioni, fra cristianesimo e altri sistemi di significato” e promuove “ la partecipazione ad un dialogo autentico e costruttivo, educando all'esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace.”
In conclusione, è evidente che anche Intravaia si è lasciato trasportare dalla corrente che spinge molti a dare numeri in libertà senza verificarne neanche uno; sarebbe stato più utile da parte sua, invece, intraprendere una seria battaglia comune contro gli indecenti tagli cui la scuola è stata sottoposta : per chi non l’avesse capito, qui non si tratta di stabilire chi alza il polverone più alto, ma di salvare il futuro degli studenti italiani.
Orazio Ruscica
Snadir - Professione i.r. - 18 gennaio 2013