IL CONSIGLIO DI STATO CONFERMA: L’IRC CONCORRE ALLA DETERMINAZIONE DEL CREDITO SCOLASTICO

IL CONSIGLIO DI STATO CONFERMA: L’IRC CONCORRE ALLA DETERMINAZIONE DEL CREDITO SCOLASTICO


   Il Consiglio di Stato, con una sentenza definitiva, ha bocciato la sospensiva emanata dal  Tar Lazio, sez. terza “quater”, nei confronti della O.M. n.26 del 15 marzo scorso (segnatamente ai commi 13 e 14 dell’art. 8) sulla valutazione dell’insegnamento della religione nel credito scolastico.  Come si ricorderà, a seguito di un ricorso, la suddetta sezione del Tar Lazio aveva pensato bene, contraddicendo un’altra sezione (la terza bis) dello stesso Tar, di sospendere gli effetti della Ordinanza Ministeriale che confermava la valutazione dell’insegnamento della religione nella determinazione del credito scolastico.
   Lo Snadir ha subito presentato un contro-ricorso al Consiglio di Stato, il quale   aveva  bocciato la sospensiva del Tar con un provvedimento la cui urgenza si era resa necessaria per l’incalzare degli scrutini. Ieri il Consiglio di Stato è entrato nel merito della questione e ha confermato la sua precedente decisione: l’insegnamento della religione concorre a pieno diritto alla determinazione del credito scolastico e, di conseguenza, è riconfermata la validità e l’efficacia dei commi di cui sopra inseriti nell’O.M. n° 26 del 15 marzo 2007.
   Già in precedenza avevamo avuto modo di esprimere la nostra soddisfazione  per gli orientamenti espressi dal Consiglio di Stato sull’argomento, ancor di più adesso per i contenuti di questa sentenza.
   Abbiamo fermamente creduto nel fatto che l’insegnamento della religione avesse pieno diritto a concorrere alla determinazione del credito scolastico (tant’è che ci siamo costituiti in giudizio) e ciò non solo perché riteniamo che tale valutazione rappresenti una ulteriore conferma dell’importante ruolo dell’insegnamento della religione nella formazione dello studente al pari delle altre discipline scolastiche, ma soprattutto perché siamo convinti che vada tutelato il diritto degli studenti a vedere riconosciuto il profitto con cui hanno studiato e lavorato  nel corso dell’anno scolastico, sia che si tratti di religione cattolica che di materia alternativa.  E’ evidente poi che la pronuncia del Consiglio di Stato è, indirettamente, il riconoscimento della dignità professionale dei docenti di religione e della legittimità della loro collocazione nel contesto scolastico.
   Non abbiamo nessun timore di affermare che, secondo noi, gli studenti che si impegnano a seguire una materia in più hanno diritto a vedersi riconosciuto il profitto che ne hanno tratto, rispetto a coloro che invece di scegliere l’alternativa alla religione scelgono di uscire da scuola.
   Se il profitto ottenuto nell’ora di religione (o in quella della  materia alternativa) non fosse valutato nel credito scolastico, la vera discriminazione sarebbe perpetrata nei confronti degli studenti (la maggioranza) che hanno scelto l’impegno, mentre sarebbero favoriti coloro che hanno scelto il nulla. E’ questa la scuola che vogliamo? Vogliamo a tutti i costi favorire il disimpegno, solo per essere “alla moda”?  Noi, avendo a cuore la formazione dei nostri studenti, vogliamo impegnarci per una scuola “non selettiva, ma esigente, impegnata, severa, non permissiva, con una forte carica culturale
   Certo, la Flc-CGIL non ha gradito quando, senza mezzi termini, abbiamo portato alla luce il suo reale intento di favorire il disimpegno degli studenti: ma noi abbiamo deciso di aspettare con fiducia la decisione del Consiglio di Stato e abbiamo avuto ragione, perché il ricorso è stato definito dall’Eccellentissimo tribunale privo di “sufficiente consistenza”. Se si vuole veramente tutelare il futuro degli studenti non è necessario alzare pretestuosi polveroni.

Orazio Ruscica

Snadir - mercoledì 13 giugno 2007

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