VERSO LE ELEZIONI POLITICHE: DISCERNIMENTO E RIFLESSIONE IN UN MOMENTO DI FORTE CRISI SOCIALE, MORALE ED ECONOMICA

VERSO  LE ELEZIONI POLITICHE: DISCERNIMENTO E RIFLESSIONE IN UN MOMENTO DI FORTE CRISI SOCIALE, MORALE  ED ECONOMICA

        di Doriano Rupi
                                                                                                             
 
Siamo alle porte del voto. Il 24 e 25 febbraio si svolgeranno infatti  le elezioni politiche per il rinnovo di Camera e Senato. Queste elezioni cadono in un momento di grave crisi sociale, morale ed economica, di  recessione, di tagli in tutti settori della vita sociale - in particolare sanità e scuola -  nonché  di un diffuso sentimento di antipolitica, visto il forte distacco dei partiti e delle Istituzioni  dai cittadini. Vogliamo parlare di questo appuntamento politico con il Prof. Orazio Ruscica, segretario nazionale dello Snadir e vice coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams.
 
D. Prof. Ruscica la sua organizzazione sindacale rappresenta il 30% dei docenti di religione (circa 26.000) in servizio nella scuola italiana; quindi è la forza sindacale più rappresentativa di questa categoria professionale. Come valuta la situazione politica attuale e l’operato del Governo uscente, specie in ordine alle problematiche della scuola?
 
R. E’ sotto gli occhi di tutti che il Governo Monti ha imposto grossi sacrifici agli italiani, alle imprese, alle famiglie, tagliando in tutti i settori: scuola, sanità, pubblico impiego, ricerca, università. Ma il vero problema è quel che Monti non ha fatto, cioè chiedere sobrietà alla politica e solidarietà alle famiglie più ricche. E difatti  non ha abolito radicalmente i privilegi della casta politica: gli stipendi e i vitalizi sono rimasti; non ha bloccato i rimborsi elettorali proprio mentre spuntavano scandali nei vari partiti; non ha richiesto contributi sostanziosi alle pensioni d’oro; non ha varato la riforma della legge elettorale; non ha aiutato le imprese e le famiglie (dipendenti, insegnanti e precari) ma piuttosto le banche (che hanno reinvestito in titoli le somme ricevute dalla  Banca centrale europea), non ha chiesto alle famiglie (10%) super ricche che detengono il 45,9% della ricchezza italiana un impegno robusto sul fronte fiscale.
 
D. Lo Snadir aveva fatto delle richieste ben precise al Governo precedente e a quello uscente in ordine alla situazione dei docenti di religione precari, e cioè la trasformazione dell’attuale graduatoria di merito a seguito del concorso  (legge 186/2003; D.D.G. 2 febbraio 2004) in graduatoria ad esaurimento, così come già avviene per le altre discipline. Dunque tutto è sfumato?
 
R. Noi abbiamo più volte tentato di coinvolgere il ministro Profumo e il Governo Monti per sottoporre la possibilità di trasformare la graduatoria di merito in graduatoria ad esaurimento, ma i suoi e i loro interessi sono stati sempre altrove e non certo nella direzione di un ascolto delle nostre istanze; è risultato evidente che occuparsi dei docenti di religione non era nelle intenzioni del Governo.
Abbiamo sollecitato il Governo Monti e numerosi parlamentari per  far sì che il disegno di legge Firrarello (PdL) potesse essere discusso in Commissione, ma anche lo stesso presentatore e il cofirmatario Costa (PdL) hanno avuto altro da fare e, quindi, non è andato avanti e si è arenato nel Palazzo. Nel periodo in cui era in discussione il disegno di legge di Stabilità si è cercato, con la disponibilità della Sen. Bonfrisco (PdL), di avviare tramite l’On. Gioacchino Alfano (PdL) in commissione bilancio della Camera, un emendamento che prospettasse una stabilizzazione del rapporto di lavoro degli insegnanti precari di religione,  ma il predetto Onorevole ha declinato l’invito perché non ne vedeva l’utilità.
Tuttavia non ci arrendiamo, tant’è che riteniamo importante continuare a lottare perché  anche per gli insegnanti di religione si prospetti  un nuovo concorso nelle Regioni dove si rileva disponibilità nell’organico. Tale richiesta è supportata dal fatto che, a fronte di 15.366 docenti di religione immessi in ruolo a seguito di procedura concorsuale (DDG febbraio 2004) ai sensi dell’art. 5, comma 1 della legge 186/2003, nell’a.s. 2011/2012 ne sono risultati in servizio 13.289. Inoltre, tenendo conto che l’organico di diritto per l’insegnamento della religione risulta per l’a.s. 2012/2013 di 16.426 cattedre/posti (70% di 23.466), è del tutto evidente che i posti disponibili per la copertura del fabbisogno previsto dalla legge 186/2003, nella misura del 70% , risultano 3.767.
Alla luce di tutto ciò, proprio in vista del voto abbiamo inviato a tutti i candidati Premier, ai Capi e ai Responsabili scuola  dei partiti/movimenti dei vari schieramenti,  un documento in cui chiediamo di conoscere il tipo di impegno che intendono assumere in ordine alla  realizzazione, anche per i docenti di religione, di un percorso per superare la condizione di precariato in cui versano circa 13.000 incaricati annuali, attraverso il raggiungimento  di tre obiettivi, in parte accennati poc’anzi:  la  trasformazione dell’attuale graduatoria di merito a seguito del concorso in graduatoria ad esaurimento, l’indizione e l’espletamento di un nuovo concorso per titoli ed esami riservato agli insegnanti di religione cattolica che abbiano prestato servizio per almeno quattro anni nel corso degli ultimi dieci anni (da svolgersi esclusivamente per i posti disponibili fino alla quota del 70% prevista dalla legge 186/2003), l’attribuzione all’insegnamento della religione cattolica di un codice di classe di concorso o di abilitazione all’insegnamento, quale riconoscimento del nuovo status giuridico determinato dall’accesso nella scuola a mezzo di concorso pubblico (Legge n. 186/2003).
 
D. Prof. Ruscica, per concludere, è oggi difficile orientarsi per un voto utile, visto , fra l’altro, che i politici uscenti non hanno cambiato la legge elettorale per autoconservarsi;  cresce, poi, sempre più il partito dell’astensionismo. Lei cosa pensa in merito?
 
R. Sicuramente il clima è quello della disaffezione nei confronti della politica: in pratica l’uso inadeguato della politica ha generato una forte corrente di antipolitica. Non è difficile comprendere il disagio dei cittadini che vedono il Bene comune surclassato dagli interessi di speculatori, di banche che producono “titoli tossici” (e rifiutano di sostenere i piccoli imprenditori), delle 224.000 famiglie italiane più ricche che guadagnano 4 milioni di euro l’anno. Non è questa la politica che noi auspichiamo, perché  le diseguaglianze economiche e sociali tra i cittadini italiani suscitano scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale, all’equità, alla dignità della persona (cfr Gaudium et Spes, n.29). Il rischio è quello di reagire con una protesta che favorisce il gioco della cattiva politica; non andare a votare è un regalo a chi vuole mantenere i privilegi di pochi, le disuguaglianze economiche e sociali: allargare la forbice tra i pochi ricchi e le innumerevoli famiglie italiane più povere (operai, contadini, insegnanti, impiegati e precari). E’ quindi un dovere di giustizia esercitare il proprio diritto al voto; ma occorre scegliere tenendo presente fino a che punto ogni coalizione, o partito, o movimento abbia a cuore il bene comune, il lavoro con diritti forti; occorre valutare bene chi sarà in grado di concretizzare una lotta serrata contro chiunque generi speculazione, contro chi precarizza la vita, di contrastare chi pianifica strategie per indurre i cittadini a non pensare con la propria testa e per lasciare il popolo  nell’ignoranza; occorre individuare chi davvero ha come reali obiettivi quelli di ridurre i comportamenti speculativi, di intervenire con decise azioni contro le mafie, combattendo la corruzione e  aprendo così una nuova strada verso una crescita economica.  che consenta a tutti i cittadini un beneficio economico e sociale. E’ necessario che chi si candida al Governo del Paese abbia a cuore non il mutamento della Costituzione italiana, ma il deciso intento di realizzare ed estendere a tutti i cittadini italiani quanto la Costituzione promette e assicura ad ogni cittadino: lavoro, istruzione e sanità gratuita, pieno sviluppo della personalità, libertà, uguaglianza. Insomma chi in modo chiaro assicurerà il mantenimento del nostro sistema democratico che possa dare ad ogni cittadino – come afferma Don Milani - “anche su questa terra, libertà e dignità…giustizia ed eguaglianza”.

 
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